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Porto Empedocle, trovata l’arma del delitto Falzone

PORTO EMPEDOCLE. Quasi un mese dopo il delitto di Marco Falzone, 24 anni, colpito al torace con un coltello dal padre Pietrino, pescatore, di 57 anni, i carabinieri del nucleo operativo di Agrigento hanno rinvenuto l'arma dell'omicidio. Si tratta di un coltello da pesca, lungo complessivamente 20 centimetri, con la lama appuntita e il manico in osso. Gli accertamenti di laboratorio eseguiti immediatamente sul coltello avrebbero dato esito positivo: fu l'arma utilizzata nella notte fra il 26 e il 27 maggio. Il coltello è stato rinvenuto in un portaoggetti di terracotta sistemato all'interno dell'abitazione empedoclina di piazza Nenni. E il reo confesso, Pietrino Falzone, avrebbe, nel frattempo, modificato la sua versione sostenendo d'aver utilizzato, per colpire il figlio, quel coltello da pesca che quella sera avrebbe usato anche durante il pasto. L'autopsia eseguita dal medico legale Giuseppe Ragazzi dell'università di Catania sul cadavere del giovane aveva evidenziato che le ferite sulla salma non erano compatibili con il coltello da cucina indicato dall'indagato quale arma del delitto. Pietrino Falzone aveva indicato, infatti, durante la confessione, un coltello da cucina con il manico bianco. Coltello sequestrato e mandato ad analizzare dai militari dell'Arma che, però, non presentava alcuna macchia di sangue. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal colonnello Andrea Azzolini e dal capitano Nicolò Pisciotta, hanno cercato - dopo aver acquisito l'esito dell'esame autoptico sulla salma del 24enne - di appurare se l'indagato volesse o meno coprire qualcuno dei familiari. Sei giorni fa, la moglie, la figlia e il nipote del pescatore sono stati ascoltati, per la seconda volta, dagli inquirenti. A disporre la loro audizione - per chiarire alcuni aspetti della vicenda giudiziaria - è stato il pubblico ministero Alessandro Macaluso, titolare del fascicolo di inchiesta. L'11 giugno, il tribunale del Riesame respinse il ricorso dei difensori di Pietrino Falzone, gli avvocati Nicola Grillo e Cinzia Pecoraro, e il pescatore 57enne è rimasto in carcere. Martedì pomeriggio, il ritrovamento, da parte dei carabinieri, di quella che viene considerata, da investigatori ed inquirenti, la vera arma del delitto. Un coltello che, però, dopo l'omicidio sarebbe stato fatto sparire, riponendolo nel portaoggetti in terracotta. Le indagini su quanto avvenuto quella notte fra il 26 e il 27 maggio non sono, dunque, ancora concluse. Spetterà ai carabinieri capire come quel coltello da pesca sia finito nel portaoggetti.

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