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Distrutta dalla tromba d’aria, azienda di Torre di Gaffe resta chiusa

AGRIGENTO. Quando la burocrazia è "farraginosa” e la mancanza di fondi da parte dello Stato, fanno fallire le imprese e bloccano sviluppo ed occupazione. E’ quanto denuncia Antonio Martoriello, commercialista ravanusano che nel 2009 ha deciso di mettere su una piccola azienda agricola con coltivazione estensive su 65 mila metri quadrati di terreni, ma nel 2012, a seguito di una tromba d’aria, ha visto sfumare tutti i suoi sacrifici ed è stato costretto anche a licenziare i 15 operai che lavoravano in pianta stabile presso la sua azienda, la società semplice “La Torre” con sede a Torre di Gaffe, tra Licata e Palma di Montechiaro.
Gli uffici direzionali dell’azienda sono ubicati nella dimora “Sillitti” famosa per aver ospitato il 28 agosto del 1942 il principe “Umberto” della dinastia dei Savoia. In questa casa si conserva gelosamente il bicchiere in cui bevve il principe. E tra arte, cultura, passato e presente, immersi in una sorta di angolo di paradiso, con il mare ad un tiro di schioppo, che Martoriello ha pensato bene di chiedere un mutuo alla banca di oltre 200 mila euro ed avviare la coltivazione di uva da tavola “Vittoria” in serre. Tutto è andato bene fino al 2012, con l’azienda in attivo che si poteva permettere anche di pagare le rate di mutuo, le tasse, i salari agli operai, ma nella notte tra il 9 e 10 marzo di quell’anno, una terribile tromba d’aria si abbattè nella zona distruggendo tutto quello che era stato realizzato e mettendo in ginocchio l’azienda agricola, costretta a licenziare gli operai, a sospendere l’attività e a non pagare più le rate del mutuo. L’unica speranza erano i soldi del risarcimento che il ministero stanzia in questi casi eccezionali di calamità. E così, Martoriello non si è perso d’animo ed ha avviato l’iter per poter ottenere il risarcimento.
Iter concluso, come assicura anche la dottoressa Di Francesco dell’ispettorato agrario di Agrigento, ma i soldi non ci sono. Inizia un balletto di competenze tra la Regione ed il ministero dell’Agricoltura, che va avanti da due anni, ma Martoriello ancora non vede un euro. Oltre al danno anche la beffa. In questi giorni, Martoriello ha ricevuto una lettera dalla banca che gli aveva concesso il mutuo ipotecario con la quale l’istituto di credito ha intimato la restituzione della somma di 223.814 euro perché l’azienda non ha pagato due rate scadute nel luglio 2012 e nel luglio 2013. Martoriello aveva chiesto di sospendere l’efficacia delle rate, impegnandosi a pagare gli interessi legali ma la banca non ha accordato la richiesta. Adesso Antonio Martoriello chiede alle istituzioni di fare presto. «Se mi saranno versati i soldi che mi spettano del risarcimento – dice Martoriello – ripristinerò l’azienda e tornerò ad assumere 15 operai».
Dall’ispettorato agrario, la dottoressa Di Francesco fa sapere che l’iter è completo «ma il ministero non ha stanziato i fondi per questo evento eccezionale e calamitoso. E che comunque i termini per la liquidazione sono fissati al massimo in 4 anni da quando si è verificato l’evento, fatta salva la disponibilità di fondi da parte del ministero».

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