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Giro di squillo nell'Agrigentino, nigeriane considerate «galline»

AGRIGENTO. "I componenti dell'organizzazione erano talmente cattivi che consideravano le ragazze alla stregua delle galline che dovevano fare le uova". Il particolare, rivelato dal procuratore Renato Di Natale e dal pm Salvatore Vella durante la conferenza stampa dell'operazione "Voodoo", trova riscontro anche negli atti dell'inchiesta che, venerdì mattina, ha fatto scattare cinque arresti. L'ordinanza cautelare, eseguita dai carabinieri, é stata firmata dal gip di Agrigento, Ottavio Mosti. In carcere é finito Endurance Obuh, 28 anni. Ai domiciliari, con l'applicazione del braccialetto elettronico, sono stati posti Destiny Obuh, soprannominato "Bros Happy", 32 anni; Uche Obuh, 24 anni, soprannominata "Vera"; Bridget Owanlengba, 26 anni; e Famous Erengbo, 38 anni. "In una conversazione telefonica intercettata il 20 agosto del 2011 - si legge nell'ordinanza - Obuh spiega, sostanzialmente, che lui tratta bene le sue ragazze, che definisce "galline", fino a che queste non ottengono il permesso di soggiorno. Dopodiché le stesse devono soltanto ubbidirgli, svolgendo diligentemente il loro lavoro di prostitute e consentendogli di guadagnare dei soldi. In mancanza lui può diventare molto cattivo, sia con loro direttamente che con i loro familiari in Nigeria". L'operazione è stata denominata "Voodoo", in quanto le ragazze sarebbero state spinte a prostituirsi anche con la minaccia di maledizioni rituali. I presunti componenti della banda avrebbero arruolato delle donne in Nigeria offrendo loro un viaggio gratis verso Lampedusa. I soldi della traversata avrebbero poi dovuto restituirli prostituendosi a Ravenna, dove l'organizzazione avrebbe avuto supporto logistico. Oltre alle maledizioni i componenti della banda avrebbero anche minacciato di morte le ragazze e i loro familiari anche nel paese di origine. "Da una conversazione intercettata il 16 novembre del 2011 - sottolineano gli inquirenti - emerge chiaramente che due indagati stanno sfruttando sessualmente una ragazza (alias Anita), che quest'ultima ha contratto un debito con loro, accettando di intraprendere il viaggio che l'ha portata illegalmente dalla Nigeria in Italia, e che tale debito viene ripagato con i proventi della sua attività di prostituta. Emerge in maniera chiara, inoltre, che l'indagato costringe le ragazze a lavorare per lui, impedendole di scappare con la minaccia che in caso contrario colpirà i suoi cari in Nigeria". La ragazza, viene, infatti messa al corrente che la banda è in possesso delle foto della madre. Nell'inchiesta, con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione, sono indagati anche tre italiani accusati di avere fatto da "tassisti" alle prostitute, nel Ravennate.

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