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Racalmuto, palasport ed immigrati: è protesta

RACALMUTO. Il palasport "trasformato" in "centro d'accoglienza" per far fronte all'emergenza sbarchi e alla mancanza di strutture: dentro i migranti fuori i giovani atleti. "Insorgono" le associazioni sportive racalmutesi che con una lettera indirizzata al prefetto di Agrigento Nicola Diomede chiedono notizie sul futuro del palazzetto dello sport di Racalmuto ultimamente utilizzato come struttura di prima accoglienza per i profughi provenienti dalle coste africane. A scrivere al prefetto - e per conoscenza anche ai carabinieri e alla questura, al commissario della provincia e alla commissione straordinaria del Comune - sono Vincenzo Macaluso, Gianluca Di Marco, Angelo Macaluso, rispettivamente rappresentanti delle associazioni: Nuova Pallacanestro, Sportland e Nuova Virtus di Racalmuto. «Pur comprendendo le difficoltà che si presentano nel gestire situazioni di emergenza come quelle verificatesi nelle scorse settimane ed esprimendo la massima solidarietà a queste popolazioni costrette a fuggire dal loro Paese a causa di guerre o di persecuzioni razziali, teniamo a sottolineare - scrivono Vincenzo Macaluso, Gianluca Di Marco e Angelo Macaluso nella lettera al prefetto -l'importanza che il palazzetto riveste per la comunità racalmutese. Le nostre associazioni coinvolgono più di 200 tra bambini e ragazzi che, oltre ad allenarsi partecipano a diversi campionati di minibasket e pallacanestro. Da quando è stata revocata l'autorizzazione all'utilizzo del palazzetto - si legge nella lettera - solo per una cinquantina di bambini le attività si continuano a svolgere regolarmente nella palestra della scuola media locale, ma non ci sono spazi per tutti gli altri gruppi che quindi sono stati costretti ad interrompere le attività. Abbiamo dovuto rinunciare alla disputa delle gare interne dei vari campionati, con ripercussioni sia in termini economici che di classifica». La situazione preoccupa anche in vista della nuova ondata di sbarchi prevista con l'avvicinarsi della stagione estiva. «Per non essere costretti a dire addio a tutti i sacrifici finora fatti per portare avanti questa realtà e per non relegare più di 200 giovani nelle strade chiediamo anche a nome di tutti i genitori un suo intervento - si legge nella lettera al prefetto -. Ribadendo la piena solidarietà ai profughi, pienamente convinti che la priorità deve essere quella di accoglierli in luoghi dignitosi, le chiediamo se non sia il caso di valutare l'individuazione di altre strutture magari chiuse o inutilizzate, il cui eventuale utilizzo non vada a penalizzare nessuna realtà locale».

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