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Agrigento, l’arcivescovo lava i piedi a 12 detenuti

AGRIGENTO. «Vi Porto il Saluto del Santo Padre che ho sentito questa mattina telefonicamente».  L’Arcivescovo Don Francesco Montenegro lo ha detto, ieri pomeriggio, tenendo a braccio una breve omelia e guardando negli occhi i detenuti del Carcere Petrusa di Agrigento. Montenegro ha celebrato con loro la Messa dell’ultima cena di Gesù e ha lavato i piedi a dodici detenuti, tra i quali alcuni stranieri. Un segno che l’Arcivescovo di Agrigento ha fatto per la prima volta nella sua diocesi.
«Con il giovedì Santo Gesù inizia la sua prigionia - ha spiegato il Vescovo ai detenuti che lo ascoltavano – Il Signore ci dà l’esempio: lui è il più importante e lava i piedi ai suoi discepoli». «Fra noi – ha sottolineato Francesco – chi è il più alto deve essere al servizio degli altri. Dobbiamo aiutarci gli uni con gli altri. È questo il significato del gesto che compie Gesù nell’ultima cena, perché per tutti c’è la possibilità di un riscatto. Se una persona con la quale sei arrabbiato – ha affermato ancora Don Franco al momento dello scambio della pace – ti chiede perdono, fallo. E anche voi – ha chiesto il Vescovo ai detenuti – aiutatevi tra voi e aiutateci sempre e così ci faremo del bene».

Alla celebrazione hanno preso parte anche i volontari della Caritas che con la casa circondariale di Agrigento hanno stipulato una convenzione per occuparsi dell’ascolto dei detenuti che ne fanno richiesta. «Per noi – ha ricordato il direttore del Carcere Valerio Pappalardo – questo più che un lavoro è una missione, il supporto della Caritas in questo momento di grande ristrettezza economica, costituisce per la nostra struttura un valore aggiunto che aiuta i detenuti a scontare la pena. Dobbiamo razionalizzare le risorse e far fronte alle tante emergenze a cominciare dal sovraffollamento». 

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