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«Tangenti a Lampedusa», in 25 a giudizio

LAMPEDUSA.  Tutti a processo: saranno i giudici della seconda sezione penale presieduta da Luisa Turco a stabilire se l'associazione a delinquere "promossa, organizzata e diretta" dall'ex sindaco Bernardino De Rubeis, dal dirigente dell'Ufficio tecnico Giuseppe Gabriele e dal consulente Gioacchino Giancone esisteva davvero e gestiva lavori pubblici in maniera illegale. La decisione è stata emessa ieri pomeriggio alle 17,30 dal giudice dell'udienza preliminare Alessandra Vella che ha disposto il rinvio a giudizio di venticinque imputati. Il pm Salvatore Vella contesta l'associazione a delinquere, la corruzione, il falso, la truffa, l'abuso di ufficio, la turbativa d'asta e l'abusivismo edilizio. Della presunta organizzazione avrebbero fatto parte anche i funzionari dell'Utc Giovanni Sorrentino e Pietro Gelo, l'architetto Alberto La Carrubba, componente della commissione edilizia, l'imprenditore Carmelo D'Agostino e l'isolano Francesco Cucina al quale, secondo l'accusa, spettava il compito di andare in giro a Lampedusa a ritirare il denaro delle tangenti. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal pm Luca Sciarretta (trasferito a settembre), ipotizzava un vasto giro di mazzette legate al rilascio di licenze edilizie e all'assegnazione di lavori pubblici illegittimi. Ecco l'elenco di tutti gli imputati: Giuseppe Gabriele, Gioacchino Giancone, Bernardino De Rubeis, Giovanni Sorrentino, Pietro Gelo, Alberto La Carrubba, Carmelo D'Agostino, Francesco Cucina, Leonardo Pellegrini, Calogera Gagliano, Francesco Salamone, Vincenzo Marco Fogliani, Carmen Vego, Salvatore Albero, Antonio Arnone, Carmelo Ardizzone, Maria Rosa Bonadonna, Giuseppe Bonadonna, Maria Giardina, Ernesto Giardina, Andrea Nicola Policardi, Salvatore Cucina, Giovanni Sferlazza, Franco Algeri, Maria Pezzotta, Calogero La Rocca, Raffaella Danile e Calogero Pullara. Albero, attraverso il proprio difensore Salvatore Maurizio Buggea ha chiesto di patteggiare 10 mesi e 20 giorni di reclusione per l'accusa di corruzione. Ieri il giudice Vella ha ratificato l'applicazione della pena. Il notaio Calogera Gagliano, finita a processo con l'accusa di avere falsificato un contratto di appalto, e Sferlazza (difesi dagli avvocati Diego Giarratana e Antonino Gaziano) hanno chiesto il rito abbreviato: per loro il processo continua il 23 maggio. Ieri mattina, peraltro, la Gagliano è stata interrogata e ha cercato di chiarire la propria posizione. La "cricca" lampedusana, della quale avrebbero preso parte oltre al sindaco e ai tecnici anche numerosi imprenditori, avrebbe agito indisturbata dal 2008 al 2012, quando De Rubeis non ha ottenuto la riconferma alle elezioni amministrative. Sindaco e funzionari comunali, secondo l'ipotesi dei pm, avrebbero "costantemente asservito la funzione pubblica ai propri interessi". Lavori pubblici eseguiti in maniera illegittima da imprenditori che in cambio avrebbero pagato consistenti somme di denaro. Sono ottantotto i capi di imputazione racchiusi in quarantasei pagine. Diverse udienze sono state dedicate alle arringhe dei difensori (fra gli altri gli avvocati Lauricella, Meli, Valenza, Miceli, Grillo e Bruna) che avevano chiesto il non luogo a procedere dei propri assistiti. Ad accertare i fatti sarà adesso il processo che inizierà il 7 luglio.

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