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«Non offrì della droga», prosciolto poliziotto

AGRIGENTO. "Non offrì droga a un pregiudicato in cambio di un iphone": l'accusa a carico del poliziotto agrigentino Giuseppe D'Andrea, 42 anni, attualmente in servizio alla Questura di Catania, non ha retto neppure al filtro dell'udienza preliminare. Ieri pomeriggio il giudice Ottavio Mosti, dopo avere ascoltato qualche ora prima l'arringa del suo difensore, l'avvocato Daniela Posante, ha emesso una sentenza di "non luogo a procedere" ritenendo che non fosse necessario neppure approfondire la questione in un dibattimento. Il gup, dopo la conclusione del legale, ha voluto acquisire della documentazione (di cui poco prima aveva rigettato la produzione) dalla quale sarebbe stato possibile delineare la personalità del pregiudicato che accusava D'Andrea e soprattutto "la sua inattendibilità dovuta a una serie di contrasti precedenti". La vicenda giudiziaria si riferisce all'estate del 2011. Fra l'agosto e il mese successivo di quell'anno D'Andrea avrebbe contrattato con un pregiudicato l'acquisto di uno smartphone usato. Secondo la Procura - l'inchiesta è stata condotta dal sostituto Andrea Bianchi, ieri in udienza era presente Santo Fornasier - D'Andrea avrebbe comprato un iphone pagandolo con della cocaina. L'accordo in seguito sarebbe stato "rimodulato" e al posto della droga avrebbe completato l'acquisto con denaro contante. D'Andrea era accusato di avere offerto sostanza stupefacente anche se, di fatto, non ci fu mai alcun episodio di cessione. L'accordo, in particolare, secondo quanto ricostruito dall'inchiesta, avrebbe previsto in un primo momento il pagamento di 100 euro in contanti come "rata iniziale". Il poliziotto a quel punto - sempre secondo la ricostruzione che non è stata ritenuta veritiera dal giudice - avrebbe ricevuto regolarmente il telefono dal venditore con l'impegno di saldare il debito nei giorni successivi attraverso la cessione di cinque grammi di cocaina. Dopo qualche settimana, però, il venditore ci avrebbe ripensato e lo avrebbe contattato per rivedere il loro accordo. Non più droga per completare la vendita ma solo denaro contante. Il poliziotto avrebbe, quindi, accettato la proposta consegnandogli una somma imprecisata di denaro. La vicenda sembrava finita là ma un anno dopo il venditore dell'iphone, per motivi mai chiariti, decide di prendere carta e penna e denuncia tutto. La Procura ha iscritto il poliziotto nel registro degli indagati con l'accusa di violazione del testo unico in materia di droga. Il pubblico ministero Andrea Bianchi, che da alcuni mesi è stato trasferito, ha chiesto il rinvio a giudizio prima di lasciare il tribunale di Agrigento. La scorsa udienza era stata rinviata perché l'avvocato Posante, nominata poco prima difensore da D'Andrea, aveva chiesto un termine per produrre della documentazione. Il legale, durante l'arringa, ha sottolineato la lunga serie di precedenti penali dell'accusatore del poliziotto, le numerose contraddizioni del suo racconto "sprovvisto di qualsiasi riscontro" e soprattutto le ragioni di "acredine personali" che lo avrebbero reso un teste "non credibile". Il difensore ha esibito anche dei fogli stampati da facebook in cui si leggevano invettive del pregiudicato contro "quelli con la divisa".

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