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Licata, la Regione ha deciso: il Punto nascite chiude

LICATA. La Regione chiude le porte, pare in via definitiva, del reparto di Ginecologia ed Ostetricia del San Giacomo d’Altopasso. Il nuovo Piano sanitario regionale esclude la possibilità di una proroga per il Punto Nascite cittadino, perciò da qui a poche settimane le puerpere dovranno raggiungere Canicattì, Agrigento o Gela per mettere al mondo i propri figli. In città la notizia ha provocato la delusione di quanti, ormai da anni, si battono per salvare il reparto. I primi ad intervenire sono stati, ieri mattina, i rappresentanti della Cgil funzione pubblica del San Giacomo d’Altopasso, seguiti a ruota dal Nursind, sindacato degli infermieri professionali. Nel pomeriggio ha diffuso un documento l’amministrazione comunale. “Dal 2009 – dice Mario Augusto, segretario aziendale della Cgil funzione pubblica del presidio sanitario – conduciamo una battaglia in difesa del Punto Nascite. Alla fine del 2013, quando entusiasticamente l’amministrazione aveva annunciato che era stata ottenuta una proroga di un anno, avevamo detto che tale notizia non ci risultava, ed avevamo invitato tutti a non abbandonare la mobilitazione. I fatti ci danno ragione. Ci chiediamo dove è stata, in questi mesi, l’amministrazione comunale? A questo punto, considerato il risultato ottenuto, chiediamo formalmente al sindaco di “dimettere” immediatamente l’assessore La Carrubba, titolare della delega alla Sanità”. Salvatore Nicolosi, segretario provinciale del Nursind, ha espresso “forte preoccupazione circa le recenti notizie di una probabile chiusura del punto nascite di Licata. Questo è, davvero, un forte segnale di indebolimento della nostra struttura ospedaliera. L'unico a prenderne le difese – aggiunge Nicolosi - è Cascio, deputato di Ribera. Complimenti ai nostri rappresentanti politici licatesi”. Della chiusura del Punto Nascite del San Giacomo d’Altopasso si parla ormai da due anni, ma la mobilitazione che si è registrata in città, evidentemente, non è servita. La giunta precedente a quella in carica aveva raccolto quasi diecimila firme contro lo stop alle nascite nel presidio locale, mentre più di recente era stato costituito (grazie ai social network) un comitato spontaneo, “Noi nasciamo a Licata”, per difendere Ginecologia ed Ostetricia. Il comitato, negli scorsi mesi, ha anche organizzato una fiaccolata che è stata molto partecipata. Ora è arrivata la doccia fredda. La giunta, con il vice sindaco Angelo Cambiano, affrontando nel pomeriggio di ieri la questione, ha rivolto pesanti accuse ai partiti ed ai sindacati, ma anche al presidente della Regione. “Ci chiediamo se le promesse del governatore Crocetta, venuto in visita a Licata, di potenziare – è il commento di Cambiano - il nostro ospedale e salvaguardare il nosocomio della città, non siano state solo tali. La commissione Sanità, riunitasi all'ospedale San Giacomo d'Altopasso, non ha sortito gli effetti sperati. Cittadini, non siete stati ascoltati e la Cgil, fregiatasi delle vittorie ottenute da altri, cosa sta facendo adesso? Il PD, che accoglie i propri referenti politici per parlare di "Licata sospesa", intanto si fa soffiare da sotto il naso il punto nascite e il diritto fondamentale per le nostre donne di partorire in sicurezza e in tempo utile. I componenti del Megafono, partito del presidente, di cosa si sono fatti portavoce in questi mesi? Cosa hanno fatto per le nostre gestanti, per i nostri figli?”.

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