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Porto Empedocle, Ferrara fa nuove rivelazioni

L’esponente politico avrebbe fatto un lucido resoconto su appalti, assunzioni, corsi di formazione e aziende partecipate

PORTO EMPEDOCLE. È stato ascoltato per una settimana, tutti i giorni, consecutivamente. È stato sentito alla Procura di Agrigento che ha lavorato su delega della Dda di Palermo. Si tratta di Paolo Ferrara, già sindaco di Porto Empedocle fra il 2001 e il 2005, e nel 2011 candidato a sindaco con Italia dei Valori. Un impiegato di banca che la politica l'ha guardata dritta in faccia, che l'ha conosciuta benissimo. E ai magistrati della Procura di Agrigento e quelli della Direzione distrettuale antimafia - così come già fece all'inizio del 2013 - pare che di cose di raccontare ne ha avute tante. Sembrerebbe esserci una accelerazione nell'inchiesta su un presunto intreccio fra mafia, politica ed imprenditoria. Un'inchiesta per la quale Ferrara avrebbe parlato di appalti, assunzioni, corsi di formazione, di aziende partecipate, di intrecci - per l'appunto - fra mafia, politica ed imprenditoria. «Perché il sindaco di Porto Empedocle - aveva spiegato, qualche tempo fa, lo stesso Ferrara, che è rappresentato dall'avvocato Rosa Salvago, - ha un potere enorme. Porto Empedocle, per quello che ha, è una realtà interessante».
Ferrara, che con le sue denunce ha contribuito anche a fare scattare l'operazione antiusura "Easy money", sembrerebbe, a causa della spending review, che, negli ultimi tempi, sia sotto "protezione attenuata". È protetto, infatti, solo in provincia, ma quando esce dai confini Agrigentini la "sicurezza" viene meno.
L'ex sindaco di Porto Empedocle, dal maggio del 2002, sei mesi dopo l'elezione a capo dell'amministrazione comunale, è diventato bersaglio di intimidazioni. Nel corso degli anni, ne ha subite decine e decine. Soltanto dal 2002 al 2005, ne "collezionò" più di una decina. La Prefettura gli assegnò la "tutela". Nel 2006, dopo essersi dimesso dalla carica di sindaco e mentre dal lavoro di bancario era ancora in aspettativa, si sarebbe trovato in una momentanea difficoltà economica. Ferrara, allora esponente dell'Udc, in attesa di candidarsi alle politiche, avrebbe fatto ricorso, tramite un amico, - secondo quanto è stato accertato dall'inchiesta "Easy money" - agli strozzini. Il 16 febbraio del 2008, gli venne indirizzata una busta con all'interno due proiettili e un biglietto con poche parole di minaccia. Ad intercettare la "missiva" all'ufficio postale, prima che giungesse a destinazione, furono i poliziotti del commissariato "Frontiera". Prima e dopo quella data, molte le telefonate di minacce con riferimenti espliciti al denaro che doveva versare. Dopo che scattarono gli arresti dell'inchiesta "Easy money", dopo un breve periodo di calma apparente, dal 2011 in poi, Ferrara subisce un nuovo crescendo di attentati intimidatori. Adesso, pare che venga minacciato proprio per il lucido resoconto fatto ai magistrati.

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