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Agrigento, pagate "parcelle" per 65 mila euro alla Commissione pareristico legale

AGRIGENTO. Il consiglio comunale di Agrigento chiude la vertenza di lavoro che era stata instaurata dai componenti della commissione pareristico legale, già al centro di un’inchiesta penale che è andata in archivio con l’assoluzione dei tre avvocati che la componevano. L’assemblea cittadina, in una seduta di alcune settimane fa, ha deciso di predisporre tutti gli adempimenti finalizzati al pagamento della spesa che ammonta a circa 65 mila euro. I soldi saranno corrisposti per metà all’avvocato Salvatore Patti e per metà agli eredi dell’avvocato Filippo Pellitteri, morto negli anni scorsi. Il tribunale del lavoro, con due differenti sentenze, ha dato loro ragione ponendo fine a una vertenza iniziata diversi anni fa. Il Comune ha deciso di chiuderla pagando la cifra ordinata dai giudici. Salvatore Patti, ex componente della commissione pareristico legale, lamentava il mancato pagamento di sette parcelle ma anche l’inquadramento del rapporto di lavoro. In particolare, secondo la sua versione, la prestazione resa per il Comune doveva essere qualificata come “lavoro parasubordinato” e quindi allinearsi a determinati parametri retributivi. Il tribunale gli ha dato ragione condannando il Comune a pagare. Il passo successivo, dopo la notifica della sentenza e la rinuncia a impugnarla, è stato il riconoscimento da parte del consiglio comunale del debito fuori bilancio. Procedura e tempi pressoché identici per la vicenda che è stata instaurata dagli eredi dell’avvocato Pellitteri che avviò la vertenza quando era ancora in vita. Il Comune, come ha sottolineato il giudice nella sentenza, si è costituito tardivamente e ha contestato solo in parte le tesi del professionista. Il tribunale ha liquidato una somma che, comprensiva di interessi e rivalutazione, supera i 30 mila euro. Gli incarichi della commissione pareristico legale, di cui faceva parte anche l’avvocato Sergio D’Alessandro, sono stati anche al centro di un processo in cui furono imputati - poi del tutto scagionati con l’assoluzione - i tre componenti con l’accusa di truffa. L’imputazione scaturiva da alcuni preventivi ritenuti non veritieri che i legali, secondo l’accusa, avevano presentato per ottenere il pagamento. La legittimità degli incarichi e dei relativi compensi, invece, è stata confermata di recente anche dai giudici del lavoro. Ge.Ca. 

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