PORTO EMPEDOCLE. Dimessa dal reparto di psichiatria, dove i medici l'avrebbero giudicata capace di "controllare le proprie psicopatologie", arriva a casa e si toglie la vita lanciandosi dal balcone. Adesso, a distanza di quasi quattro anni dalla morte della donna di Porto Empedocle, che all'epoca aveva 66 anni, è stato chiesto il rinvio a giudizio di due medici della Casa di cura "Villa Margherita" di Palermo, accusati di omicidio colposo. Si tratta del primario del reparto Giuseppe Salvatore Mazzola, 71 anni, e del medico Tiziana Borsellino, 48 anni, originaria di Racalmuto. La donna, affetta da disturbi psichiatrici e frequenti crisi depressive con "ideazioni ossessive", era stata ricoverata nella struttura sanitaria per ventiquattro giorni. Poi i medici, secondo la ricostruzione della Procura di Palermo, hanno ritenuto che potesse essere dimessa in quanto "controllava le proprie emergenze psicopatologiche". In realtà la donna si tolse la vita dopo poche ore lanciandosi dal balcone del quinto dell'abitazione di alcuni parenti di Palermo dove doveva restare alcune ore, prima di rientrare a Porto Empedocle. L'episodio avvenne il 24 settembre del 2010. La Procura di Palermo avviò un'inchiesta e fece eseguire una consulenza tecnica finalizzata ad accertare eventuali profili di responsabilità dei sanitari che curarono la donna. Al termine delle indagini il sostituto procuratore Carlo Lenzi ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio dei due medici che dovranno rispondere di omicidio colposo. L'indagine avrebbe fatto emergere che la paziente sarebbe stata dimessa contro la sua volontà e che il rischio di suicidio sarebbe stato sottovalutato. Il marito e i tre figli della donna hanno annunciato, attraverso gli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, che stanno valutando se costituirsi parte civile. L'udienza preliminare è in programma il 2 aprile davanti al gup di Palermo, Lorenzo Matassa. Ge.Ca.
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