Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Rissa in un bar di Agrigento per avere un bicchiere di troppo, sacerdote fa da paciere ma rimane ferito

AGRIGENTO. Ha uno zigomo gonfio, un occhio un po' arrossato e "ringrazia Dio" che non ci sia scappato il morto. Don Mario Sorce, da tre anni parroco nella chiesa del Sacro Cuore al quadrivio Spinasanta, nella serata di mercoledì è stato aggredito, picchiato, solo perché ha cercato di aiutare un barista. Un giovane, gestore del bar accanto all'oratorio, che veniva pestato a sangue da 10 giovani, tutti ubriachi. Il branco contro una sola persona. Un barista che ha avuto un'unica "colpa": richiamarli - minacciando di far intervenire i carabinieri - se soltanto non fossero stati un po' più attenti, dopo che avevano fatto cadere una bottiglia di birra. «Non ci si può lasciare guidare dal dio alcool o droga - don Mario Sorce lancia un appello ai giovani - perché si rovina la propria vita e la si rovina anche ad altri. Ci poteva scappare il morto l'altra sera perché l'alcool e la logica del branco li ha trasformati in belve feroci». A pestare a sangue il gestore del bar erano, infatti, in dieci - tutti giovani dai 20 ai 30 anni massimo - . «Non si può lasciare una città protetta da due sole pattuglie e con poco personale - don Mario, ieri, ha voluto lanciare l'Sos anche alle istituzioni - . Ai politici dico che non serve pensare soltanto a fare il Governo, ma che bisogna amministrare il popolo, altrimenti prevale la violenza. La legge, inoltre, non aiuta a denunciare e a superare la mentalità dell'omertà che, purtroppo, ancora esiste. Non aiuta perché poi questa stessa gente che denunci te la ritrovi per strada e prevale la legge del Far west. Io sono un prete e non ho paura a denunciare, ma non li ho riconosciuti. Non sono ragazzi del quartiere perché quelli di qua li conosco tutti».
Don Mario Sorce, mercoledì sera, era in ufficio quando ha sentito le urla. «Pensavo all'oratorio e sono accorso - racconta - . In realtà c'erano dieci giovani, davanti al bar, che stavano picchiando il barista. Un vero e proprio branco che aveva ridotto il barista ad una maschera di sangue, lo colpivano a pedate sul volto ma anche alla nuca». Il giovane barista ha riportato la lesione del setto nasale e un trauma cranico. «Il branco li faceva sentire talmente forti - aggiunge don Mario - che avrebbero picchiato chiunque. Anche chi era vestito da prete. Lo hanno fatto quando anch'io ho detto, affinché lasciassero subito la presa, che avrei chiamato i carabinieri. A toglierglielo di mano mi hanno aiutato due ragazzi che erano seduti davanti al bar e altri parrocchiani. La ferocia del branco mi ha sconvolto, ma sono anche dispiaciuto per il fatto che le forze dell'ordine, i carabinieri, sono arrivati dopo mezz'ora. Se soltanto fossero arrivati prima - dice con amarezza il sacerdote - li avrebbero presi».
Dieci contro uno. Il "coraggio" delle bestie. «Ringraziando a Dio è finita bene. Ci poteva davvero - ripete per l'ennesima volta, concludendo, - scappare il morto». Al quadrivio Spinasanta, dopo aver raccolto l'Sos, si sono recati i carabinieri della stazione di Raffadali. In città, in quell'esatto momento, del resto, i militari del nucleo operativo e radiomobile erano impegnati in un servizio che s'è concluso con l'arresto di due persone: zio e nipote. «Essere buon pastore significa anche intervenire col bene sul male. E' proprio quello che ha fatto con altruismo, osservando il suo mandato sacerdotale, don Mario Sorce in un momento di quotidianità, in un contesto sociale sempre più critico. Lo ha detto il deputato agrigentino Tonino Moscatt.

Caricamento commenti

Commenta la notizia