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Inchiesta su due appalti dell’«Asp», il pm chiede dieci rinvii a giudizio

AGRIGENTO. Bandi su misura per consentire alle ditte degli amici di aggiudicarsi gli appalti. Forniture milionarie nel campo della sanità assegnate, secondo l'accusa, grazie a un sistema di amicizie e complicità. Per dieci persone - imprenditori, dirigenti e funzionari dell'Asp - è stato chiesto il rinvio a giudizio. Lo scorso 10 giugno due imprenditori erano finiti agli arresti domiciliari, per altri due era stato disposto il divieto di esercitare l'attività e per due funzionari dell'Azienda sanitaria provinciale di Agrigento era stata chiesta la sospensione. L'ordinanza cautelare era stata emessa dal gip Alberto Davico su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del pm Giacomo Forte. Lo stesso giudice aveva ritenuto chiarito alcuni aspetti disponendo la revoca di tutte le misure. Adesso la Procura ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio e la vicenda approderà in aula per l'udienza preliminare che sarà fissata nei prossimi giorni. Gli imputati in tutto sono dieci. Fra loro c'è l'ex direttore generale dell'Asp di Agrigento, Salvatore Olivieri, che nel settembre del 2011 fu rimosso dall'incarico dall'assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, per avere sforato il budget. Ai domiciliari erano finiti Anna Licitra, 57 anni, di Catania, titolare della ditta "Quattro più srl", e Corrado Di Salvo, 49 anni, di Agrigento, amministratore della Medical Gas Criogenici Srl. Il gip aveva disposto inoltre il divieto di svolgere attività imprenditoriale per Giuseppe Mario Peterlini, 50 anni, di Monza e Spartaco Polimadei, 50 anni di Gallarate (Varese), il primo amministratore delegato della Sapio Life Srl, il secondo responsabile per l'area Sud Italia e Sicilia della stessa ditta. Due funzionari dell'Asp di Agrigento, Antonino Maria Domenico La Valle, 55 anni, responsabile Appalti e forniture, e Vincenzo Ripellino, 34 anni, collaboratore amministrativo, avevano rischiato la sospensione dal servizio. Altri quattro indagati non erano stati raggiunti da nessuna misura. Si tratta, oltre che di Olivieri, di Giuseppe Sanfilippo, 44 anni, di Licata, collaboratore amministrativo dell'Asp; di Antonino Tavormina, 65 anni, ex direttore amministrativo dell'Asp; e di Giuseppe Scozzari, 41 anni, responsabile tecnico del presidio ospedaliero di Licata. Le accuse contestate a vario titolo sono la turbativa d'asta, la frode in pubbliche forniture, l'abuso di ufficio e la calunnia. Queste ultime imputazioni scaturiscono da un contrasto interno fra il manager Olivieri e il dirigente dell'Asp, Cataldo Manganaro, che sarebbe stato ingiustamente sottoposto a procedimento disciplinare e denunciato perché aveva bloccato l'aggiudicazione di una gara a una ditta che secondo i pm sarebbe stata vicina a Olivieri. Sono due gli appalti finiti nel mirino degli inquirenti. Entrambi erano stati banditi nel 2010. Il primo riguardava l'acquisto di arredi per i poliambulatori per un importo di 144 mila euro; l'altro (con spesa prevista di oltre undici milioni per cinque anni) prevedeva la fornitura di ossigeno per uso terapeutico. Le indagini sull'altro appalto dall'importo molto più consistente (due milioni e trecentomila euro all'anno per cinque anni) sono scaturite da un comunicato stampa diffuso da Federfarma.

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