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Agrigento, imprenditori al processo confermano le accuse agli estorsori

Per la prima volta un’udienza in cui nessuno ritratta. In aula il racconto dei danneggiamenti subiti. Lorenzo Catanzaro, fratello del numero 2 di Confindustria Sicilia: «Neppure ricordo quanti attentati ho subito. Li ho denunciati tutti»

AGRIGENTO. «Antonino Gagliano si propose per una fornitura di calcestruzzo ma io non ho mai voluto avere rapporti commerciali con lui. Se dopo ho subito danneggiamenti? Quanti ne vuole, non saprei da dove cominciare a raccontare».  L'imprenditore Lorenzo Catanzaro, fratello di Giuseppe (numero due di Confindustria Sicilia, che a sua volta sette anni fa denunciò i suoi estorsori, facendoli arrestare e condannare), conferma in aule le accuse. In una delle precedenti udienze del processo «Nuova Cupola», dove sono imputati nove presunti boss e affiliati mafiosi di Agrigento, un gruppo di imprenditori aderenti a Confindustria e Libero Futuro avevano presenziato nell'aula bunker del carcere Petrusa, dove è in corso il processo, per dare un segnale ai loro colleghi, invitandoli alla denuncia. Il messaggio sembra essere stato recepito. Ieri, peraltro, contrariamente alle altre udienze, nessun teste ha ritrattato e nessuno è incappato nella denuncia per falsa testimonianza e calunnia.


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