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Aragona, «depuratore abusivo»: indagati il sindaco e il predecessore

Sotto inchiesta sono finiti Salvatore Parello, Alfonso Tedesco e il dirigente comunale Rosario Monachino

ARAGONA. "Reflui fognari direttamente nel vallone del fiume Platani": per cinque anni il depuratore comunale di Aragona sarebbe stato abusivo perché nessuno si sarebbe preoccupato di ottenere l'autorizzazione allo scarico che era scaduta nel 2008.
L'attuale sindaco Salvatore Parello, eletto il 7 maggio dell'anno scorso, il suo predecessore Alfonso Tedesco, in carica nel quinquennio precedente, e il dirigente comunale Rosario Monachino finiscono sotto inchiesta.
Il pubblico ministero Antonella Pandolfi ha fatto notificare loro l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che di norma prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Tutti sono accusati di danneggiamento e violazione del codice dei beni culturali.
Parello e Tedesco rispondono anche di omissione di atti di ufficio.
Al provvedimento giudiziario si è arrivati dopo una consulenza tecnica disposta dalla Procura, coordinata da Renato Di Natale e Ignazio Fonzo, che da oltre un anno ha passato sotto la lente di ingrandimento il capitolo della depurazione con particolare riferimento a quella del capoluogo.
Quell'inchiesta, a luglio, ha già portato al sequestro delle condotte sottomarine.
Nel caso di Aragona i pm sostengono che sarebbero state violate diverse procedure. L'accusa di danneggiamento a carico dei sindaci scaturisce dalla mancata attivazione dei "poteri di indirizzo e controllo in materia sanitaria e ambientale sul dirigente comunale preposto alla gestione del depuratore" che per cinque anni non avrebbe proceduto al rinnovo dell'autorizzazione allo scarico.
Di conseguenza, sostengono i pm, nessuno avrebbe garantito il funzionamento degli impianti provocando lo "sversamento di reflui fognari non depurati direttamente nel vallone".
In questo modo gli indagati avrebbero anche danneggiato un bene paesaggistico mentre la contestazione di omissione di atti di ufficio a Parello e Tedesco scaturisce dalla mancata attivazione delle procedure di rinnovo delle autorizzazioni che, secondo la Procura, rappresentavano un obbligo "da adempiere senza ritardo".
Con l'avviso di conclusione delle indagini, i difensori (gli avvocati Alfonso Neri e Salvatore Pennica) hanno venti giorni di tempo per chiedere un interrogatorio dei loro assistiti o produrre memorie difensive.

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