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«Pali di cemento lunghi trenta metri», ecco come verrà salvata la Cattedrale di Agrigento

La protezione civile: «In pratica andremo ad armare e rinforzare le colonne con segni di cedimento»

AGRIGENTO. Una fitta rete di micro pali. E' questa la soluzione progettuale venuta fuori dopo un attento studio del sottosuolo del costone della Cattedrale di Agrigento. Palificazioni in cemento armato profonde circa 20, 30 metri al massimo, intersecate tra loro per formare una rete. Un'ipotesi, non invasiva e che non richiederà l'impiego di mezzi pesanti che potrebbero mettere a repentaglio lo stato di conservazione del Duomo. Un'opera complessa, che i progettisti hanno pensato dopo aver esaminato a lungo il sottosuolo. Per arrivare a queste conclusioni, sono stati necessari anni di studio, sondaggi, carotaggi. Un lavoro difficile che però, assicurano dalla protezione civile regionale, questa volta sarà definitivo. Intanto, altri interventi dovranno essere eseguiti dentro la basilica. Uno di questi è il cerchiamento delle colonne della navata nord.
«In pratica - come ha spiegato l'ingegnere Costa - andremo ad armare e rinforzare le colonne che dagli esami in nostro possesso presentano segnali di cedimento».
Insomma per rivedere aperta la Cattedrale di Agrigento ci vorrà ancora del tempo. Riaprirla al culto entro la fine del mandato dell'Arcivescovo Montenegro sarà già un buon risultato. Don Franco è ad Agrigento da sei anni e solo uno ha potuto godere della basilica. I professori dell'Università di Palermo hanno esaminato palmo a palmo tutto quello che riguarda la collina. Gli studi sono stati eseguiti ed elaborati da un team di professionisti composto da Vincenzo Liguori (consulente geologico), Calogero Valore (consulente geotecnico), Liborio Cavaleri (consulente strutturale), Patrizia Capizzi (consulente geofisico); l'architetto Fabrizio Agnello ha svolto i rilievi e l'ingegner Maurizio Ziccarelli si è occupato del monitoraggio strumentale. Tutto questo però non andato oltre la basilica. La parte sottostante la Curia Arcivescovile e fino a Sant'Alfonso per esempio, non è stata esaminata a fondo.
«È arduo infatti - hanno spiegato i responsabili della Protezione Civile - portare i nostri uomini sul posto, sia per la pendenza che per la fitta vegetazione. Per poter effettuare sondaggi in questa zona, occorrerà estirparla e poi creare dei sentieri che possano consentire l'accesso delle macchine per effettuare la trivellazione». Insomma se la conoscenza del costone immediatamente prossimo alla cattedrale è ormai chiara, altre parti della via Duomo sono ancora tutte da scoprire.

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