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Agrigento, emergenza crolli: da imputati a vittime e l’assoluzione arriva dopo cinque anni

Nove proprietari di immobili abbandonati erano accusati di aver causato il cedimento del Palazzo Lo Jacono

AGRIGENTO. Da imputati a vittime. Nove dei circa cinquanta proprietari del secentesco Palazzo Lo Jacono, incassata l'assoluzione definitiva dall'accusa di non avere eseguito le ordinanze del sindaco che imponevano di procedere a dei lavori per rimuovere i detriti, pensano di costituirsi parte civile contro lo stesso Marco Zambuto e altri nove imputati accusati di averne procurato il crollo. Mercoledì, davanti al gup Ottavio Mosti, è iniziata l'udienza preliminare che ipotizza a carico del sindaco e di altri nove fra funzionari comunali, titolari dell'impresa e tecnici che hanno eseguito i lavori di messa in sicurezza, una colpa nel crollo della struttura caduta al suolo all'alba del 25 aprile di due anni fa. Quando il palazzo era solo pericolante e prima che la Procura di Agrigento - l'inchiesta è stata condotta dal pm Santo Fornasier - ipotizzasse la responsabilità del sindaco e degli altri imputati era stato istruito un processo a carico di quindici persone. Il Palazzo Lo Jacono appartiene a una cinquantina di cittadini. Si tratta di eredi dei vecchi proprietari. Nell'estate del 2007 il sindaco Marco Zambuto notificò un'ordinanza con la quale imponeva a quindici proprietari individuati di rimuovere i detriti ed eliminare situazioni di pericolo. L'ordinanza non fu eseguita perché - hanno sostenuto i proprietari - sarebbe stato materialmente impossibile "in quanto non era stato consentito di accedere ai piani superiori dove c'erano altre parti del palazzo di proprietà di altri eredi che non sono stati mai raggiunti dall'ordinanza". In sei vennero subito condannati con la formula del decreto penale. Pagarono un'ammenda e rifiutarono di difendersi. Altri nove sono andati avanti ma in primo grado il giudice monocratico Rossella Ferraro li ha condannati a sei mesi di arresto. Si tratta di Celestina Alaimo, 50 anni; Maria Lucia Alaimo, 45 anni; Giuseppina Maria Russo, 58 anni; Salvatore Russo, 54 anni; Mario Russo, 49 anni; Gerlando Russo, 62 anni; Filippa Russo, 63 anni; Calogero Russo, 59 anni; e Giuseppina Piscopo, 84 anni. In appello la pena è stata dimezzata e in Cassazione è stato deciso l'annullamento senza rinvio della sentenza e, quindi, sono stati assolti definitivamente. «A questo punto - ha detto l'avvocato Santo Lucia del collegio difensivo - chiederemo di costituirci parte civile contro gli imputati per il crollo. I proprietari sono delle vittime e invece hanno dovuto subire un processo». Pure Angelo Argento, proprietario di un'abitazione confinante evacuata dopo il crollo, chiederà di costituirsi anche se nella richiesta della Procura non sono indicate "parti offese".

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