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Nuova Cupola, ricorsi e parti civili

AGRIGENTO. Archiviata la sentenza di primo grado della maxi inchiesta antimafia "Nuova Cupola" le parti possono già iniziare a pensare al prossimo passo. Per l'appello ci sarà tempo. Il gup di Palermo, Daniela Cardamone, si è presa novanta giorni di tempo per motivare le diciotto condanne e le ventitré assoluzioni decise nei confronti di presunti boss, estorsori, affiliati mafiosi e semplice "manovalanza" di Cosa Nostra. È assai probabile che i pm della Dda, Rita Fulantelli ed Emanuele Ravaglioli, che avevano chiesto quaranta condanne e una sola assoluzione, decidano di ricorrere alla Corte di appello per la quasi totalità delle assoluzioni. Ma non solo. Da un esame accurato delle quattordici pagine del dispositivo viene fuori che anche per i due imputati che si sono visti infliggere la condanna più dura, 20 anni di reclusione (30 senza la riduzione del rito), la posizione è stata comunque ridimensionata almeno in parte. Il palmese Francesco Ribisi, ritenuto il capo dell'ottavo mandamento di Cosa Nostra, secondo nelle gerarchie al solo Leo Sutera (condannato a 6 anni in continuazione col processo "Cupola"), è stato assolto da ben dieci capi di imputazione. Il palmese, difeso dall'avvocato Daniela Posante, è stato scagionato da sette ipotesi di estorsione (ai danni di imprese e attività commerciali, fra queste il Capriccio di Mare distante pochi metri dal bar Azzurro di San Leone di cui era titolare) e da una rapina messa a segno ai danni di un supermercato di Favara con due annesse imputazioni relative al ferimento con un colpo di pistola del padre di un'impiegata. Il giudice Cardamone, per quest'ultimo episodio, ha condannato quattro imputati ma ha assolto Ribisi e il suo presunto braccio destro Giovanni Tarallo. Colpevoli, secondo il gup, sono Natale Bianchi, Luca Cosentino, Dario Giardina e Pietro Capraro. Il giudice ha escluso l'aggravante mafiosa anche per loro ritenendo che si trattasse di un episodio del tutto estraneo a Cosa Nostra. Anche per Tarallo (difeso dagli avvocati Antonino Gaziano e Giuseppe Barba) è stata decisa l'assoluzione da nove capi di accusa. La posizione è uguale a quella di Ribisi ad eccezione della tentata estorsione alla ditta Mancuso che sarebbe stata commessa materialmente da Tarallo e non da Ribisi. Per questo il primo stato condannato e il secondo no. In ogni caso la pena è addirittura superiore di due anni alla richiesta dei pm. Considerate le numerose assoluzioni da singole accuse non è da escludere che la Dda ricorra in appello anche per i condannati limitatamente alle imputazioni che non hanno retto in primo grado. Intanto il giudice ha deciso una raffica di provvisionali (anticipi del risarcimento da pagare subito) per tutti i condannati. Le somme da versare vanno dai 10 mila ai 30 mila euro. Da domani le presunte vittime del racket, il Comune di Agrigento e i vari enti che hanno dato incarico a numerosi avvocati di costituirsi parte civile potranno chiedere ai condannati di pagare il conto.

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