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L'ex questore D’Orsi: «A me imposte scorta e auto blu»

AGRIGENTO. Da 4 mesi non è più presidente della Provincia ma continua a vivere sotto scorta. E questo nonostante lui stesso abbia chiesto una revoca del servizio di tutela personale. Eugenio D'Orsi, l'ultimo presidente della Provincia di Agrigento, ente oggi commissariato in attesa dello scioglimento, conferma di essere ancora scortato dalla "Polizia provinciale" e di aver a disposizione un'auto di servizio della Provincia che rientra nel servizio di scorta.


"L'indomani dalla ricezione dell'avviso di garanzia - dice l'ex presidente - avevo scritto una lettera al Prefetto con la richiesta di revoca della scorta, ma in quella occasione il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha stabilito che il servizio doveva continuare perché a seguito delle numerose intimidazioni e minacce di morte ricevute, ero in serio pericolo di vita. Subito dopo aver terminato la mia esperienza di presidente della Provincia - aggiunge D'Orsi - ho parlato con il questore Giuseppe Bisogno, per revocare la scorta. Che ripeto, non è una mia volontà, è la volontà della commissione per l'ordine e la sicurezza pubblica. Quindi io ancora sono sotto scorta, sotto tutela".


D'Orsi risponde anche alle critiche di chi gli dice di aver dimenticato di non essere più presidente della Provincia ma di continuare ad utilizzare l'autoblù dell'ente. «Io utilizzo una macchina della Provincia - dice - su disposizione della questura che ha delegato all'ente questo servizio che rientra nella mia tutela personale. Non c'entra nulla il fatto di essere stato presidente della Provincia e di non esserlo più oggi. Ma siccome si deve fare sempre polemica sulla mia persona, forse perché ho dato fastidio a molti, anche se nessuno questo me lo riconosce».


L'ex segretario provinciale del Mpa, che comunque da circa un mese non utilizza la scorta perché costretto a stare a letto, dopo una caduta a causa di un tombino aperto in una strada non illuminata, oggi si occupa solo della sua professione, cioè quella di preside della scuola Don Bosco ad Agrigento, rivendica alcuni importanti traguardi raggiunti durante la sua gestione amministrativa alla Provincia.


«Se oggi Caltanissetta ed Enna forse arrivano al default - spiega Eugenio D'Orsi - Palermo ha i suoi problemi economici e tutte le altre Province hanno difficoltà, l'unico ente a non essere in pericolo di fallimento è quella di Agrigento. E questo perché D'Orsi non ha fatto feste, non ha sponsorizzato studi professionali, borse di studio e quant'altro. Questa è la storia e la verità di questa provincia e di un uomo che è entrato in punta di piedi e se ne è andato con i temporali più grossi che ci possono essere nell'atmosfera».


D'Orsi adesso è impegnato a cercare di far riconoscere la sua estraneità ai fatti contestati dalla Procura di Agrigento che lo accusa, tra le altre cose, di aver rubato 40 palme alla Provincia e di essersele fatte piantumare nella sua casa privata a Montaperto.


"Io sono un educatore, un docente ed un preside di scuola - conclude - e non sopporterei il fatto che un mio insegnante, un mio alunno potessero pensare che il loro capo d'istituto è un delinquente. Non lo sono, non lo sono mai stato. Ho grande rispetto della magistratura giudicante ed inquirente e spero che la verità venga a galla".

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