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Racalmuto, il muro sfondato dal camion L’assicurazione «blocca» il risarcimento

RACALMUTO. Un telone celeste fissato su assi di legno. Tutt'intorno, una raffazzonata transenna con un nastro bianco e rosso per indicare il pericolo, e il segnale di divieto di sosta. Due mesi dopo l'incidente dell'autocarro, con una grù sul cassone, che sfondò il muro della cappella della Maestranza del cimitero comunale di Racalmuto, tutto è rimasto esattamente com'era.


Con l'ormai imminente stagione delle piogge, la chiesa e i sepolcreti della confraternita dell'Itria rischiano di ritrovarsi allagate da un momento all'altro. I racalmutesi continuano a storcere il naso. La "litania" che ripetono entrando nel camposanto è sempre la stessa: «Non c'è rispetto neanche per i morti!». Eppure l'assicurazione dell'autocarro vuole pagare. In merito non ci sono problemi.


Il danno è stato quantificato in circa 26 mila euro. Soldi che serviranno per rifare il muro della cappella della Maestranza, ma anche quelle sette o otto sepolture che sono state distrutte dall'incidente stradale autonomo. L'inghippo, ancora una volta, è tutto burocratico. Nel 1889 quella cappella - detta, appunto, della Maestranza - venne donata in beneficenza alla confraternita dell'Itria. Centoventiquattro anni dopo pare che non ci sia nessuno che abbia titolo per ottenere il risarcimento danni da parte dell'assicurazione. O perlomeno, al momento, - due mesi dopo quell'incidente - nessuno avrebbe prodotto i titoli necessari per farsi pagare e per poter procedere alla ricostruzione del muro di conci di tufo e dei sepolcreti. La compagnia di assicurazione non riconoscerebbe il Comune quale ente che può incassare i 26 mila euro. Comune che invece si è già detto pronto, se incassato il risarcimento dei danni, a risolvere, una volta e per tutte, la questione. Un passaggio burocratico non di poco conto.


Un "passaggio" che, se non verrà trovato un escamotage legale, rischia di lasciare tutto per come è. Era l'inizio di agosto quando, per un malfunzionamento dei freni, un autocarro - che trasportava una gru - lungo la discesa Perlasca, dopo aver raso al suolo alcuni pali dell'illuminazione pubblica, piombava e sfondava il muro della cappella della Maestranza, distruggendo anche quelle sette o otto antichissime sepolture. L'empedoclino di 56 anni che vi era alla guida rimase vivo per miracolo.


Anzi, per prontezza di spirito: riuscì a lanciarsi fuori dalla cabina di guida dell'autocarro appena prima dell'impatto. Il mezzo pesante rimase incastrato nella sventrata cappella e per rimuoverlo fu necessario l'intervento dell'autogru dei vigili del fuoco di Agrigento, oltre quelli di Canicattì. L'impresa edile per la quale lavorava il conducente del camion inviò uomini e mezzi sul posto per "riparare" alla meglio, il gigantesco squarcio. Da allora, il tempo - fra perizie e passaggi burocratici - sembra essersi fermato.

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