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Ato rifiuti, meno cassonetti in città Dopo gli incendi è difficile sostituirli

Centinaia di contenitori sono stati distrutti dai vandali negli ultimi mesi nel capoluogo e in altri centri della provincia

AGRIGENTO. Grazie all’«intelligenza artificiale» di chi pensa di risolvere il problema dei rifiuti durante gli scioperi incendiando i cassonetti, in molte zone dove una volta i contenitori aiutavano i quartieri a restare puliti, adesso i cittadini devono percorrere decine o centinaia di metri per buttare l’immondizia.
Un fenomeno che ha creato e sta creando un grave danno ambientale alla città capoluogo e non solo in maniuera diretta e indiretta.
E la colpa, questa volta non è imputabile ne alla Gesa ne alle imprese. «Da quando il fenomeno degli incendi dei cassonetti è cresciuto in maniera esponenziale - spiega l’amministratore delegato dell’Iseda Giancarlo Alongi - non siamo più economicamente in condizioni di continuare ad acquistare nuovi contenitori ne di sostituirli con altri visto che abbiamo letteralmente dato fondo alle nostre riserve. I cassonetti costano migliaia di euro e chi li incendia, non si rende conto non solo del danno ambientale che crea visto che questi incendi sprigionano diossina, ma non riesce nemmeno ad arrivare a capire che le città così rimangono sporche visto che i contenitori non sono sufficienti per l’intera popolazione».
Il caso era stato sollevato da Francesco Sanzone, maresciallo in pensione della Guardia di Finanza di Agrigento e attento osservatore dei problemi che riguardano la città.
«Da tempo - spiega il sottufficiale della Tributaria - abbiamo segnalato al Comune e alla Gesa l’incendio e la distruzione dei due cassonetti della via Crispi accanto l’ex farmacia pennino che servivano decine di famiglie della zona. Nei mesi scorsi inoltre, avevamo chiesto la collocazione, lungo la via Fazello di un contenitore di colore blu, quello che la gesa aveva spiegato che sarebbe servito per plastica, cartone e vetro. Nessuno ci ha risposto, salvo ricevere in questi giorni la bolletta con l’iva del 2010. Come dire che quando devono chiederci soldi sono velocissimi ma per darci servizi dobbiamo aspettare e aspettare».
Ed è il commissario di Gesa a spiegare i motivi del ritardo. «Purtroppo - dice Teresa Restivo - siamo a poche settimane dalla nostra liquidazione come Ato e non possiamo sostenere spese per l’acquisto di cassonetti nuovi anche perchè ne servirebbero decine e decine dopo gli incendi appiccati sia ad Agrigento che in tantissimi comuni del nostro abito territoriale».

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