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Veglia per la Cattedrale chiusa, il vescovo: «Il tempo passa, le risposte non arrivano»

Le campane della torre millenaria di San Gerlando venerdì notte hanno suonato per la cerimonia della Dedicazione

AGRIGENTO. Suonano le campane della torre millenaria. E' la Cattedrale che chiama. Venerdì notte l'hanno sentita in tutta la città. Anche quelli che non hanno partecipato alla veglia della "Dedicazione". Un rito voluto dalla Parrocchia di San Gerlando per festeggiare il compleanno della Chiesa Madre. Il Duomo "ha parlato" con le sue campane. "La voce è ancora buona", ha sottolineato l'Arcivescovo che ha affidato al campanile il compito di toccare i cuori della gente. Don Franco ha poi ringraziato Giuseppe Pontillo, perché con la «Sua santa pazzia» continua ad organizzare eventi che tengono in vita il Centro storico. La festa della Dedicazione della Cattedrale di Agrigento ha vissuto due momenti: il parroco don Giuseppe Pontillo e la Comunità ecclesiale di San Gerlando, hanno voluto ricordare la ricorrenza con la celebrazione dell'Eucarestia, presieduta dall'arcivescovo mons. Francesco Montenegro alla presenza del presidente del Capitolo della Cattedrale, mons. Gaetano di Liberto, e una suggestiva veglia di preghiera serale, anch'essa presieduta dall'Arcivescovo che si è tenuta all'aperto, nella terrazza del lato sud. Il portone laterale è rimasto aperto, solo una transenna ha interrotto l'ingresso dei fedeli. A tutti, Don Giuseppe ha voluto distribuire una cartolina. Ogni tentativo è lecito per tenere viva la memoria. Un momento speciale, un canto, una preghiera di speranza, perché il Signore invita a guardare sempre avanti. «Il tempo passa e le risposte non arrivano - ha detto Don Franco - ma noi siamo qui perché crediamo che qualcosa è ancora possibile e chiediamo al Signore che dia Luce a quelli che decidono di imboccare la strada giusta».
Il riferimento è chiaro, per la Cattedrale chiusa da due anni, si attende l'esito delle relazioni tecniche, affinché si capisca dopo gli studi del suolo cosa fare e con quali tempi. Mentre aspetta, La Chiesa agrigentina, ha voluto vivere questo momento, nel raccoglimento, nella semplicità e nella speranza. «Noi siamo la Chiesa viva», ha sottolineato l'Arcivescovo. Ed ancora: «Una chiesa chiusa non significa che una chiesa non c'è ma, semmai, è un invito alla collettività, a sentirsi più chiesa e più pietra viva».
Durante la veglia serale mons. Francesco Montengro ha rinunciato a fare l'omelia e ha detto «questa sera non voglio parlare io». Ha voluto che parlasse la Cattedrale, ha chiesto ai presenti di ascoltarle con il cuore. «Perché le campane invitano, annunciano momenti tristi e momenti belli. La Campana ci chiama - ha sottolineato - mentre l'ascoltate pensate, mettete in funzione il cuore e non solo le orecchie perché il suono di una campana è sempre parola. Queste campane - ha proseguito - ci raccontano la storia, di uomini e donne, di tanti secoli, le gioie e i dolori di persone che hanno pregato su questo altare e mentre ascoltiamo sentiamo che anche noi siamo protagonisti di questa storia che oggi vuole continuare attraverso noi».

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