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Trasferito il magistrato Luca Sciarretta La Procura perde uno dei pm più esperti

Da lunedì sarà in servizio a Teramo, è arrivato nel 2004. Sue le principali inchieste su mafia, politica e appalti

AGRIGENTO. La Procura di Agrigento perde uno degli uomini più validi ed esperti. Ieri mattina il pm Luca Sciarretta ha svuotato il suo studio e ha terminato la lunga esperienza ad Agrigento. Da lunedì sarà in servizio nello stesso ufficio di Teramo, a pochi chilometri dalla sua Pescara. Il magistrato, appena trentanovenne, era diventato uno dei decani. È arrivato al quinto piano del tribunale giovanissimo, nel lontano 2004, e in questi anni ha legato il suo nome alle inchieste più delicate e scottanti della provincia di Agrigento. Silenzioso in pubblico, operativo come pochi nel suo ufficio ed estremamente produttivo a giudicare dai risultati. Dalla sua stanza, al centro del corridoio, proprio a metà fra l'ufficio del procuratore capo e quello dell'aggiunto (durante questi 9 anni ha lavorato prima con Ignazio De Francisci e Claudio Corselli, poi con Renato Di Natale e Ignazio Fonzo), sono partiti gli attacchi più duri contro la corruzione e il malaffare. Inchieste e processi che hanno portato a condanne e interdizioni. Inflessibile nel lavoro ma estremamente garbato con tutti. Il segreto istruttorio per lui è una regola da osservare religiosamente ma al tempo stesso ha avuto un rispetto profondo nei confronti del mondo dell'informazione al quale riconosceva un compito di grande responsabilità.
Il suo ultimo successo professionale lo ha raggiunto il 24 luglio, ultimo giorno utile prima del periodo feriale. Il tribunale ha confermato (pur con la riqualificazione di alcuni reati e con parziali assoluzioni) la colpevolezza dell'ex sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis condannandolo a 5 anni e 3 mesi di reclusione con l'accusa di avere intascato tangenti da due imprenditori. Questa inchiesta del 2009, coordinata insieme al procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, è stata una sorta di apripista perché Sciarretta si è convinto che a Lampedusa il malaffare negli anni scorsi era molto più diffuso di quanto si pensasse. E ne sono seguite altre. Da lì sono partite le indagini sulla nuova tangentopoli lampedusana e - prima ancora - sui presunti abusi edilizi a tappeto che risalirebbero ad oltre quaranta anni fa. Una delle prime indagini sul malaffare nella pubblica amministrazione portò alla condanna di dodici imputati coinvolti nell'inchiesta giornalisticamente ribattezzata "Concorsopoli" che fece luce su una gestione familiare e partitica dei concorsi pubblici dove l'ex deputato regionale Giusy Savarino e il padre Armando, vecchia volpe della politica e manager della sanità, avrebbero spartito posti di lavoro truccando selezioni pubbliche.
Fari puntati anche sul capoluogo dove imprenditori e professionisti avrebbero pagato tangenti a un funzionario dell'Utc davanti alle telecamere nascoste della polizia. A questa inchiesta (denominata "Self Service") ne sono seguite altre parallele dello stesso tenore. Non solo nomi eccellenti e temi scottanti.
Il pm Sciarretta ha seguito diversi casi di omicidi (per il delitto di Francesco Gambacorta, ad esempio, sono stati condannati due amanti) e portato a conclusione le principali inchieste antidroga (Capo dei Capi 1 e 2) con decine di arresti e condanne. Lascia anche la segreteria dell'Anm, il sindacato delle toghe che ha guidato con sobrietà e rigore in un periodo particolarmente complicato per la giustizia.

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