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La bellezza dell’arte nel centro storico Sarà antidoto per salvarla dal degrado

Tra le macerie delle vie Gallo e Cannameli portato il pianto di un violino e i passi di danza di un'eterea fanciulla

AGRIGENTO. La bellezza salverà centro storico?  È la sfida di un gruppo di illuminati (o folli ?) artisti agrigentini che tra le macerie di via Gallo e via Cannameli hanno portato il pianto di un violino, i passi di danza di un'eterea fanciulla su sdruciti e improbabili gradini, le tinte forti e provocatorie di murales ammiccanti su pareti di case fatiscenti, le grazie adescatrici di manichini in reggicalze e pose invitanti, le percussioni di un bongo senegalese arrivato fin qui con chi ha rischiato la vita sul mediterraneo in cerca di nuove possibilità.
Così anche chi ha sempre evitato quei vicoli famigerati e bui, ha abbandonato lo struscio e le vetrine illuminate della via Atenea per rispondere all'appello delle associazioni Labmura, Artificio e Nonsostare. In duecento hanno festosamente riempito un angolo del centro storico bonificato e restituito al mondo civile in due settimane. Hanno seguito le guide turistiche non tra capitelli e santuari, ma tra le case dell'amore a pagamento. Al Teatro Posta Vecchia hanno applaudito i documentari-denuncia sul tradimento del passato remoto della città. Hanno rioccupato con la loro presenza curiosa stanze umide divenute atelier dove è tornata la luce dell'arte e della fotografia in bianco e nero, cantucci per la poesia. Anche giovani mamme si sono aggirate con circospezione, spingendo bimbi in carrozzina, tra le pareti dipinte di case che resistono da secoli in questi vicoli, che da oscenità urbane sono diventati spazi scenici e avveniristici.
«Mai stata qui - confessa Moira Aiola - Ma certamente se il centro storico venisse meglio curato, sceglierei di mettere qui casa. Ma al momento sembra un sogno». Un sogno in cui però credono Beniamino Biondi, Tano Siracusa, Marco Falzone, Lia Rocco, Giovanni Moscato, Pietro Fattori, Giuseppe Greco per citare solo alcuni dei protagonisti di questo evento, che il Sindaco di Agrigento, Marco Zambuto, arrivato anche lui a vedere le istallazioni, ha definito "una rivoluzione culturale che trasmette tanta energia". Ma Beniamino Biondi avverte che si tratta soltanto dell'inizio di un tentativo per recuperare il patrimonio abitativo dove invece oggi troviamo solo "schizofrenia urbanistica" e chiede alle autorità maggiore attenzione. Il senegalese Fall abita da queste parti e dice che adesso è "un bel posto per viverci". Anche perché è diventato amico degli artisti. Germana Graceffo vi vede "un segno di rispetto per tutta la popolazione". La guida turistica Letizia Randisi si augura che da qui riparta la rinascita di Agrigento.
«Qui sono le radici della città. Se questi angoli venissero recuperati per noi crescerebbero le occasioni di lavoro - sottolinea la guida - Il degrado c'è, non possiamo negarlo. E chi può deve dare il proprio contributo per trasformare questi angoli in un paradiso».

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