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Agrigento, divieto di balneabilità a San Leone? Zambuto non ha ancora deciso

Il capo della giunta: «Ho chiesto all’Asp di voler procedere, con la massima urgenza, ad effettuare le analisi». Intervento di Legambiente

AGRIGENTO. Il divieto di balneazione per 800 metri di costa sanleonina, - 200 a destra e 200 a sinistra di ciascuno dei due pennelli a mare sottoposti a sequestro preventivo venerdì scorso - alle 11,20 di ieri, in Comune, sembrava "cosa" già fatta. Il sindaco Marco Zambuto aveva dato incarico ai responsabili degli uffici di palazzo dei Giganti di redigerlo. Lui, quale massimo responsabile della salute pubblica, era pronto a firmarlo. In via precauzionale, certo. Ma era pronto - probabilmente anche per evitare di incappare in un'accusa di omissioni d'atti d'ufficio - a firmarlo. Un'ora e mezza dopo, però, lo "stop", improvviso. Almeno per il momento, il mare nei pressi delle condotte sottomarine, e delle relative centraline di sollevamento, denominate dei "Patri Vocazionisti" e della "Pubblica sicurezza", rimane senza alcuna interdizione. "Ho chiesto al laboratorio di sanità pubblica dell'azienda sanitaria provinciale e all'Arpa - spiegava, alle 13,30 circa, Zambuto - di voler procedere, con la massima urgenza, ad effettuare le analisi dei campioni di mare nelle zone adiacenti agli impianti sequestrati e a comunicare al Comune, sempre con la massima tempestività, gli esiti. Sulla base delle risultanze degli esami - aggiungeva Zambuto - deciderò cosa fare a tutela, naturalmente, della salute dei cittadini". Zambuto, consapevole del significato - economico e sociale - del divieto di balneazione per il tratto di costa di San Leone, ha dunque, per il momento, rinviato la decisione drastica. Fra l'incudine ed il martello. Ecco come si troverebbe, dunque,in queste ore, il sindaco di Agrigento. Perché da un lato c'è la tutela della salute pubblica che ha la massima priorità ed il cui ritardo potrebbe metterlo nei guai per "omissione d'atti di ufficio"; ma dall'altro vi è la certezza, categorica, che firmare un divieto di balneazione quasi a fine luglio non può che contribuire a far intonare il "de profundis" per l'economia di San Leone. Quale miglior scelta, allora, se non quella di contestualizzare i rischi, attraverso nuovi esami? Del resto lo ha scritto anche il gip Ottavio Mosti che - su richiesta del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Antonella Pandolfi - ha firmato il provvedimento di sequestro preventivo, che ha sottolineato "l'opportunità di nuovi accertamenti investigativi in merito alla configurabilità dei rischi concreti per la salute umana ed alla specifica distribuzione di tali rischi nell'area interessata". Ad apprezzare l'opera della aagistratura anche Legambiente con il responsabile dell'ufficio Scientifico nazionale, Giorgio Zampetti, e il presidente del circolo Rabat Claudia Casa. "Le uniche strade percorribili, oggi, sono, da un lato, quella di realizzare nei tempi più brevi la centralina di sollevamento e la condotta che permetterà di addurre tutti i reflui di Villaggio Peruzzo e del centro storico di San Leone al depuratore di Sant'Anna e, dall'altro, la realizzazione - con fondi Cipe già stanziati - del grande depuratore comprensoriale del Villaggio Mosé creando le condizioni per eliminare l'odioso fenomeno degli sversamenti di acque nere". (*

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