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Favara e il «nuoto vietato», una petizione per la piscina

Manifestazione per la riapertura

FAVARA. Chiusa da un anno, la piscina comunale di contrada Pioppo, fiore all’occhiello dell’impiantistica sportiva moderna, rischia un lento ma costante deterioramento. I costi eccessivi del carburante per riscaldare l’acqua delle due vasche e delle docce, uniti ai tagli nei trasferimenti nazionali e regionali, hanno indotto l’anno scorso l’amministrazione comunale a privare la città di uno dei pochi servizi ben accolti dalla popolazione. E non sono mancate le polemiche, specie da parte delle associazioni sportive costrette a rivolgersi a impianti molto distanti per continuare gli allenamenti in vista di gare natatorie. E proprio quanti amano il nuoto hanno lanciato l’appello a riaprire la piscina proponendo, per questa mattina, una petizione popolare all’interno del “Cortile dei 7 cortili”, diventato fucina di varie attività culturali. L’iniziativa tende a sensibilizzare il Comune a una rapida soluzione delle problematiche che tengono interdetta una struttura moderna ed efficiente da troppo tempo.
«Dalla sua chiusura – sostengono i promotori dell’iniziativa -, numerosi favaresi hanno smesso di praticare il nuoto o hanno dovuto servirsi di altre strutture, tra l’altro non all’altezza di quella del posto. Oltre agli sportivi, agonisti e dilettanti, hanno affrontato disagi ancor più gravi quanti usufruivano della piscina per terapie di riabilitazione in acqua».
Non manca la consapevolezza che gli alti costi rendono particolarmente difficile la gestione della struttura in un particolare periodo di crisi, e che tanti sono i problemi che l’amministrazione comunale deve affrontare, ma i promotori della petizione non ritengono che la chiusura della struttura rappresenti la soluzione migliore per il bilancio di Favara e per il benessere dei suoi cittadini.
«Una chiusura prolungata – aggiungono - finirà per danneggiare le apparecchiature che, in un futuro prossimo, richiederanno maggiori interventi per essere messi a regime. Il rischio è di perdere definitivamente una struttura che altrove sarebbe invece attiva e valorizzata». Il comitato promotore invita il sindaco e la giunta, il presidente del Consiglio e i consiglieri a individuare le opportune misure finanziarie per riaprire l’impianto, ricercando il risparmio sugli eventuali sprechi e non sul diritto alla salute e allo sport dei cittadini.

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