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Un’esecuzione dietro l’omicidio Ciulo: arma del delitto è un fucile a pallettoni

È il risultato dell’autopsia effettuata sul corpo carbonizzato. La «Mobile» scava nella vita dell’ex rosticciere

CANICATTI'. Un fucile caricato a pallettoni. Il fuoco fatto da una distanza ravvicinata. A parlare chiaro è il diametro degli otto fori scoperti nella gabbia toracica del cadavere – quasi completamente carbonizzato – trovato nel portabagagli della Fiat Bravo di Calogero Ciulo, 44 anni, scomparso da lunedì 27 maggio. Il giallo di Canicattì lentamente diviene meno nebuloso. Le tessere di quello che, però, è ancora un puzzle incomprensibile, lentamente sembrano mettersi al loro posto, incastrandosi per bene. Apparentemente – ma le indagini anche in tal senso sono ancora apertissime – sembrerebbe essere stata quasi un’esecuzione. Prima l’esplosione di uno o più colpi di fucile caricato a pallettoni. Uccisione che sarebbe avvenuta da tutt’altra parte rispetto a dove è stato poi rinvenuto il cadavere incendiato assieme all’utilitaria. I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento, coordinati dal vice questore aggiunto Corrado Empoli, e gli agenti del commissariato cittadino, con in testa il vice questore aggiunto Valerio Saitta, continuano, nel frattempo, a scavare nella vita di Calogero Ciulo. Lo fanno con discrezione, mentre sono ancora in attesa del responso dell’esame del Dna. Su delega del sostituto procuratore del tribunale di Agrigento, Andrea Maggioni, - che è titolare del fascicolo di inchiesta - i poliziotti hanno anche già effettuato un prelievo di campioni di cute e capelli ai familiari dello scomparso. Anche questi campioni dovranno essere analizzati. Si dovrà – in laboratorio – estrapolare il loro Dna e poi compararlo con quello ricavato dai resti, carbonizzati, dell’uomo rinvenuto nelle campagne fra Delia e Campobello di Licata. L’incrocio dei dati, le comparazioni non sono affatto semplici. Servirà, pertanto, ancora del tempo. Non ci sono conferme ufficiali, ma pare che i poliziotti, nelle ultime ore, avuta la conferma sul possibile tipo di arma utilizzata abbiano eseguito numerose perquisizioni in città ed anche nel circondario. Si cerca, insomma, il fucile. Ma in alcuni casolari di campagna si cerca anche il luogo dove può essere stato consumato l’omicidio. L’analisi delle celle telefoniche del cellulare dello scomparso potrebbe in tal senso dare una mano d’aiuto. Massimo è però, naturalmente, il riserbo da parte di investigatori ed inquirenti. Il fascicolo di inchiesta, fino ad ieri, rimaneva alla Procura di Agrigento. Nessun trasferimento, dunque, almeno per il momento, alla Dda di Palermo.

 
 

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