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Agrigento, manca l’agibilità nel bene confiscato: fermo il centro per le donne abusate

L’immobile è stato assegnato a un gruppo di associazioni. Chiesto l’aiuto del presidente Crocetta

AGRIGENTO. Prima confiscata alla mafia, poi ristrutturata e infine arredata. Nel 2010 fu assegnata con bando pubblico a un’associazione temporanea di scopo per il suo riutilizzo a fini sociali, ma a distanza di tre anni non ha ancora aperto i battenti, per “problemi burocratici”, la “Casa famiglia per donne vittime di violenza con prole" realizzata ad Agrigento, nella villa confiscata a un boss in zona Cannatello, nell’ambito del progetto pilota “Libera terra Agrigento” finanziato dal Pon sicurezza.
«Non possiamo aprire il bene per difficoltà burocratiche, manca l’agibilità, i locali sono buoni ma non adatti allo scopo secondo le norme vigenti, quindi dovrebbero essere adeguati», dice Antonella Gallo Carrabba, presidente dell’associazione “FoCus Group Onlus-Telefono Aiuto” che insieme ad “Acuarinto” e “Consorzio Sicilia” si è aggiudicata il bene. «Non è nostra intenzione rinunciare all’immobile che riteniamo importante – aggiunge - soprattutto in un momento in cui sono in continua crescita i fenomeni di violenza sulle donne. Dopo vari solleciti, lanciamo il nostro appello al Comune, al Consorzio agrigentino legalità e sviluppo e a Libera affinchè si possa trovare una soluzione al problema». Dopo che il Comune di Agrigento ristrutturò l’immobile e ne destinò l’uso, il Consorzio agrigentino legalità e sviluppo completò i lavori con l’arredamento e lanciò il bando. «Ma adesso occorre non sprecare quanto fin qui realizzato e fare di tutto per superare le criticità dell’immobile e adeguarlo. Mi adopererò per la convocazione di una conferenza di servizi che metta insieme Comune, Consorzio e Ats per cercare di superare l’empasse», dice Maria Grazia Brandara, presidente del cda del Consorzio agrigentino. A quanto pare basterebbe presentare un progetto di adeguamento che potrebbe essere finanziato con il Pon sicurezza (vedi www.sicurezzasud.it).
«Purtroppo in tanti beni confiscati, una vera risorsa per l’Agrigentino e la Sicilia, vi sono delle difficoltà che vanno superate e in questo potrebbe anche intervenire l’Assemblea regionale siciliana – aggiunge la Brandara -. Ho già parlato con il presidente Crocetta per fare una ricognizione dei beni confiscati a partire dalla nostra provincia. La mia proposta è quella usare le case per realizzare dei centri per donne vittime di violenza in beni confiscati, almeno uno per ogni Provincia considerando quanto importante sia oggi tutelare le donne dal femminicidio e usare i terreni per creare gli orti sociali, importanti per contribuire ad affrontare il periodo di crisi di molte famiglie a rischiò povertà».

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