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Cani avvelenati a Sciacca, i veterinari si rivolgono alla Procura

In pochi giorni nella stessa zona rinvenuti pezzi di carne dal contenuto sospetto e un animale morto

SCIACCA. Il cane randagio trovato morto in via Brescia, nella contrada Perriera, sarebbe stato avvelenato. Pochi dubbi, in proposito, da parte del distretto veterinario che, però, ha mandato la carcassa all’istituto Zooprofilattico di Palermo per l’autopsia e per l’esame tossicologico che verranno effettuati. Pochi giorni prima, in un cassonetto, nella stessa contrada Perriera, sono stati trovati degli «involtini» sospetti. Potrebbero contenere veleno e anche in questo caso si attende il responso dell’istituto Zooprofilattico. Il distretto veterinario, però, ha già informato di quanto sta accadendo sia la procura della Repubblica e che la prefettura. L’ufficio chiede che venga effettuata una maggiore vigilanza nella popolosa contrada anche per evitare il pericolo che bambini possano venire a contatto con queste «polpette». Chi nutre pochi dubbi che sia in atto una vera e propria campagna per limitare il randagismo anche avvelenando i cani è Giusy La Bella, animalista convinta. E’ stata lei a scoprire il cane che sarebbe stato avvelenato e a dare l’allarme. Sempre lei ha trovato quei pezzi di carne e li ha consegnati al distretto veterinario per gli accertamenti del caso. Alla Perriera sono in tanti a lamentarsi per l’eccessiva presenza di cani randagi e più volte si sono verificati casi di gente che è stata aggredita, finendo in ospedale. In via Brescia e in altre zone della contrada, per alcuni giorni, non è passato neppure il portalettere dopo avere rischiato l’aggressione. Se il sospetto dell’avvelenamento verrà confermato, però, la situazione necessiterà di un’attenzione ancora maggiore da parte delle autorità perchè a farne le spese potranno essere veramente i bambini che anche in questa zona, spesso, giocano per strada. Il Comune per limitare il randagismo ha varato il progetto «Il mio amico fido», ma, al momento, risulta più efficace il servizio di accalappiacani svolto da operatori comunali rispetto alla parte riguardante l’adozione degli animali. Pochissimi, infatti, si sono fatti avanti, nonostante il contributo, una tantum, di 250 euro, che è disponibile a beneficio di chi effettua l’adozione di uno dei 260 randagi che sono ospitati nei tre canili con i quali è convenzionato l’ente. «Vengono a chiedere informazioni - dicono dal servizio Randagismo del Comune - ma poi non si vedono più. Forse puntavano più al contributo. Invece, chi adotta un cane - continuano - deve rispettare una serie di regole».

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