LICATA. Non è la prima volta che accade, ma rimane un fatto molto grave. Nel corso della notte tra sabato e domenica qualcuno ha appiccato il fuoco a cassoni dei rifiuti sistemati nei pressi di un sito archeologico. Le fiamme si sono levate alte in via Santa Maria, ad un paio di metri dall’ingresso della Grangela, antico ipogeo della zona, che fino a poco tempo fa era meta di numerosissimi visitatori e turisti.
Ora il sito è temporaneamente chiuso (ma l’augurio è che possa riaprire perlomeno in vista dell’estate, per offrire uno splendido monumento ai turisti), ma è stato sfiorato dalle fiamme.
A dare l’allarme, poco prima dell’alba di ieri, sono stati alcuni residenti delle vie Santa Maria e Grangela. Hanno sentito, mentre erano a letto, dei rumori provenire dalla strada e si sono affacciati alle finestre. Così hanno scoperto che la batteria dei cassonetti dei rifiuti sistemata sotto la loro casa era in fiamme. Hanno avvertito i vigili del fuoco che si sono precipitati nel sito. I pompieri, una volta raggiunta la via Santa Maria, si sono messi subito al lavoro. Gli è bastata mezz’ora per avere ragione delle fiamme. La loro tempestività, tra l’altro, ha evitato al rogo di raggiungere l’ingresso della Grangela, alcune auto in sosta nel sito ed i prospetti delle abitazioni. Una volta spente le fiamme i vigili del fuoco sono tornati in caserma.
Nessun dubbio, per gli inquirenti, sulla natura dolosa del rogo. Non si tratta del primo nei siti archeologici perché a più riprese i piromani hanno appiccato il fuoco ai cassoni dei rifiuti che un tempo erano sistemati in prossimità del pozzo Gradiglia, altra importante area archelogica licatese. Ancora una volta il rogo ha provocato danni alla Dedalo Ambiente, autorità territoriale d’ambito guidata da Rosario Miceli.
Caricamento commenti
Commenta la notizia