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Akragas in D, Zambuto: svolta per una città che crescerà

Almeno cinquecento tifosi in delirio hanno pacificamente assaltato il pullman con i beniamini. Angelo Vullo parla di futuro: «Ci sono diversi imprenditori, almeno una decina, che hanno già manifestato l’intenzione di entrare nella società»

AGRIGENTO. Agrigento ritrova la serie D dopo quattordici anni. La festa, iniziata domenica pomeriggio allo stadio Conca d'Oro di Monreale, dove l'Akragas ha conquistato la matematica certezza della promozione grazie al 2-0 rifilato ai palermitani, è proseguita allo stadio Esseneto. Almeno cinquecento tifosi in delirio hanno pacificamente assaltato il pullman bloccando il traffico in via Esseneto. Fuochi d'artificio e spumante fino a tarda sera. Cori, salti e abbracci. Una festa mai vista.
«Non ci sono aggettivi - ha detto l'allenatore Pino Rigoli - per descrivere la gioia e il calore che riescono a darci i nostri tifosi. Sono unici e immensi sotto tutti i punti di vista. Sono riusciti a darmi enormi emozioni». L'imperturbabile (ma solo all'apparenza) tecnico agrigentino si commuove quando dedica la vittoria al padre scomparso un paio di anni fa. "Dedico la vittoria di questo campionato a lui e allo zio Pietro (l'ex massaggiatore del Modica Pietro Scollo, morto a 93 anni nei giorni scorsi ndr) che per me è stato come un padre". Rigoli fa i complimenti alle avversarie che hanno tenuto testa alla corazzata Akragas fino alla fine. «Ci siamo confrontati con lealtà e correttezza dalla prima giornata a oggi. È stata una bella battaglia contro delle avversarie degne, su tutte mi riferisco al Campofranco e al San Giovanni Gemini. Quali sono state le partite più difficili? Le prime tre perché abbiamo rotto il ghiaccio - risponde Rigoli - dando un segnale importante a un ambiente che era reduce da una delusione cocente. È stata una tappa importantissima anche quella di Casteltermini, contro il Campofranco. Quella vittoria ci ha fatto ripartire verso il traguardo che finalmente abbiamo tagliato».
All'indomani della promozione arrivano anche i complimenti del sindaco Marco Zambuto. «Mi piace ricordare che nel 1983 l'Akragas conquistò la serie C1 quando il sindaco della città era mio padre. Oggi, dopo tantissimi anni, ottiene un salto di categoria con me. Vuol dire che portiamo bene all'Akragas, siamo felici. Ho telefonato al presidente Silvio Alessi per fargli i complimenti a nome di tutta l'amministrazione». Aggiunge Zambuto: «È stata una stagione fantastica coronata dal salto di categoria. Abbiamo sofferto e gioito durante questi nove mesi ma finalmente è stato raggiunto il traguardo tanto ambito e programmato. Ora c'è spazio per festeggiare degnamente questa promozione fortemente voluta dalla dirigenza e dalla tifoseria. Voglio congratularmi e ringraziare tutti i componenti della società biancoazzurra con in testa il presidente Alessi. È bello sottolineare - prosegue - il grande attaccamento ai colori biancoazzurri, rappresentativi di Agrigento calcistica, dell'allenatore Pino Rigoli, di tutti i componenti dello staff tecnico e dei giocatori. L'Akragas si è riappropriata di una serie che mancava da tantissimo tempo e sulle ali dell'entusiasmo bisogna andare avanti, fare bene e gettare le basi per far sì che Agrigento calcistica - dice ancora Zambuto - possa approdare nel calcio professionistico. Ieri, con la promozione in serie D, si è aperta una pagina significativa che mi auguro possa essere di buon auspicio per la nostra città che, attraverso lo sport, ha tanta voglia di migliorare».
A Monreale non c'era il presidente Silvio Alessi, in Russia per impegni di lavoro. C'erano invece i due vice Giovanni Castronovo e Angelo Vella. Quest'ultimo, ieri, ha parlato del futuro del club. «L'ho detto alcune settimane fa e lo ribadisco. Ci sono diversi imprenditori, almeno una decina, che hanno manifestato l'intenzione di entrare in società una volta raggiunto il traguardo della serie D. Adesso che la matematica ci dice che ce l'abbiamo fatta - aggiunge Vella - ci metteremo attorno a un tavolo per programmare il futuro. Innanzitutto ci godiamo questa festa perché abbiamo raggiunto un obiettivo al quale lavoravamo da due anni. Alle spalle ci sono enormi sacrifici personali ed economici. Le seicento persone che abbiamo trovato ad Agrigento quando siamo rientrati da Monreale ci hanno totalmente ripagati degli sforzi fatti. Il loro entusiasmo ci dà la spinta per ripartire verso traguardi ancora più ambiziosi».
Castronovo non vuol sentire ancora parlare di programmi. «Intanto festeggiamo perché ripartire da quel 17 giugno non era facile. Vogliamo goderci questi momenti di gioia perché abbiamo raggiunto un obiettivo prestigioso e importante. Ringrazio la mia famiglia per avermi consentito di dedicare tutto questo tempo all'Akragas. Per il futuro è troppo presto. Festeggiamo e gioiamo tutti insieme, ci sarà tempo per sederci attorno a un tavolo e programmare la prossima stagione. Partiamo da una base solida».
Così il capitano Gerlando Contino. «Da agrigentino posso dire che è una sensazione bellissima. Aspettavo questo momento da un pezzo. Adesso voglio solo godermi la grande festa, ho girato tante città ma questa promozione con la maglia della mia città ha un fascino particolare».
«Ci tenevamo a chiudere in anticipo il capitolo promozione - dice il jolly Alessandro Bonaffini - e ci siamo riusciti. Non era facile, questa giornata la ricorderò sempre con gioia. Ho vinto il campionato pure lo scorso anno col Ragusa ma vincerlo ad Agrigento ha un sapore particolare». Il compagno di reparto Gaspare Pellegrino all'apparenza è freddo ma l'emozione gli si legge negli occhi. «Non ho mai pensato che questo obiettivo potesse sfuggire. Non ho mai avuto dubbi nemmeno dopo la sconfitta in casa col Raffadali o il pareggio col Kamarat. Abbiamo fatto una grande impresa e siamo felici». Il bomber Nicola Arena, a quota 22 reti, ha superato il suo record. «Non ci sono parole per descrivere questo trionfo che dedico alla città per il modo straordinario con cui mi ha trattato. Se resterò all'Akragas? Qua mi sento a casa ma non dipende solo da me, ci sono i presupposti per restare e ci sarà modo di parlarne».

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