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Naro, finanziamenti illeciti ad una ditta: 12 indagati

Un’azienda di tessuti avrebbe tentato di incassare illegalmente finanziamenti pubblici per 4,5 milioni. Nel mirino della Guardia di finanza di Canicattì i soci responsabili dell'impresa, due funzionari dell'ente responsabile dell'erogazione del finanziamento e numerosi imprenditori. Indagini concentrate anche fuori dalla Sicilia

AGRIGENTO. Un'azienda del settore della fabbricazione di articoli tessili di Naro, in provincia di Agrigento, avrebbe illecitamente incassato o tentato di incassare finanziamenti pubblici per 4,5 milioni di euro. Lo hanno scoperto i militari della Guardia di Finanza di Canicattì, che hanno notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a 12 indagati che dovranno rispondere dei reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. L'operazione è stata denominata «Filo d'Arianna».    Gli indagati sono stati inoltre segnalati per danno erariale alla Procura Regionale della Corte dei Conti. Nella vicenda sono coinvolti i soci responsabili dell'impresa, due funzionari dell'ente responsabile dell'erogazione del finanziamento e numerosi imprenditori, tra i quali i rappresentanti legali di tre società per azioni con sede, oltre che in Sicilia, in Piemonte, Lombardia e Toscana. Le indagini hanno accertato l'indebito percepimento di agevolazioni finanziarie per circa 3 milioni di euro previste dal patto territoriale per la Sicilia Centro Meridionale e relative a fondi statali stanziati per finanziare progetti a favore dell'occupazione in aree disagiate. L'azienda di Naro avrebbe intascato circa 3 milioni di euro per avviare un impianto destinato alla tintura di tessuti a maglia che avrebbe dovuto impiegare circa 30 lavoratori, impianto che l'impresa aveva dichiarato funzionante ma che invece non era stato mai realizzato. La truffa sarebbe stata commessa presentando titoli di spesa falsi, utilizzando ed emettendo fatture per operazioni inesistenti, con l'ottenimento di più agevolazioni finanziarie per un medesimo bene. Secondo quanto accertato l'azienda avrebbe anche ottenuto indebitamente un'ulteriore quota di finanziamento di circa 1,5 milioni di euro, la cui erogazione è stata bloccata grazie all'intervento degli organi inquirenti.

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