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Recuperato l’archivio storico: ecco Licata dal 1300 ad oggi

L’equipe, guidata da Angelo Mazzerbo e composta da Gervasio Mallia, Giuseppa Antona, Angela Graci e Concetta Domicolo, con il coordinamento del direttore della biblioteca comunale Riccardo Florio e dell’assessore alla Pubblica Istruzione Patrizia Urso, ha catalogato in 308 carpette atti che ricostruiscono la storia della città, dal ‘300 alla seconda guerra mondiale

LICATA. Lo sapevate che da metà del ‘600, fino ai primi del ‘700, per i licatesi era rischioso lavorare nelle campagne vicino alle spiagge perché spesso finivano preda dei corsari che li deportavano ad Algeri e li vendevano come schiavi? E che le quattro torri presenti nello stemma della città rappresentano i castelli San Giacomo, Nuovo, il bastione di Mangiacasale e la torre Gioietta? A scoprirlo sono stati i “segugi” del Fondo Antico che per oltre un anno hanno lavorato in ciò che rimaneva dell’archivio storico, facendo un’opera di catalogazione per la quale hanno ottenuto anche un elogio da parte del Ministero dell’Interno. L’equipe, guidata da Angelo Mazzerbo e composta da Gervasio Mallia, Giuseppa Antona, Angela Graci e Concetta Domicolo, con il coordinamento del direttore della biblioteca comunale Riccardo Florio e dell’assessore alla Pubblica Istruzione Patrizia Urso, ha catalogato in 308 carpette atti che ricostruiscono la storia della città, dal ‘300 alla seconda guerra mondiale. Ora tutto è in ordine e custodito in una sala al piano terra del plesso San Salvatore che ospita gli uffici della soprintendenza ai beni culturali di Agrigento ed è attigua al museo. “L’equipe – dicono all’unisono Riccardo Florio e Patrizia Urso – ha lavorato per un anno, ma il risultato ottenuto può certamente essere definito brillante. Sono stati esaminati, e censiti, ben 766 faldoni di atti, ora catalogati ed a disposizione del Ministero dell’Interno che ne è il titolare. In quelle carpette c’è buona parte della storia, recente, di Licata”. I faldoni contengono la corrispondenza tra i giurati ed il vice re, gli acquisti ed i mandati di pagamento del Comune, è censita l’attività delle numerose opere pie che operavano in città e, in epoca più recente, ci sono anche i contributi che il Comune elargiva alle famiglie dei soldati licatesi impegnati al fronte. Insomma una vera manna per gli studiosi. Studiosi che da anni frequentano già il Fondo Antico, ospitato in un’ala della scuola media “Gaetano De Pasquali” e che accoglie ben 5.678 volumi già inventariati, sulla consistenza effettiva pari a 5.961 libri. Ci sono manoscritti che datano 1.300 ed i più importanti sono conservati in una cassaforte del Comune. “Al fondo antico – dice Angelo Mazzerbo che guida l’equipe di ricercatori – stiamo ancora catalogando degli antichi volumi e man mano che ci lavoriamo facciamo nuove scoperte sulla storia della nostra città. Sempre più spesso arrivano docenti di varie università italiane per fare delle ricerche. In diversi hanno trovato qui documenti assenti in siti anche prestigiosi, e ciò rappresenta il miglior ringraziamento per il nostro lavoro”.

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