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Truffe ai danni di società finanziarie: «Sei condanne e due assoluzioni»

Le accuse a vario titolo erano di associazione per delinquere, falso, calunnia e danneggiamento

AGRIGENTO. Sei condanne e due assoluzioni. Questo il verdetto dei giudici della prima sezione penale al termine del processo scaturito dall'operazione "Inganno 2" che ha sgominato una maxi truffa ai danni di società finanziarie e compagnie telefoniche. Il collegio presieduto dal giudice Ottavio Mosti (a latere Emanuela Podda e Maria Tedde) ha inflitto cinque anni e nove mesi di reclusione a Carmelo Luparello, riberese di 34 anni.
La pena è addirittura superiore di nove mesi rispetto a quella chiesta dal pm Luca Sciarretta. Due anni e quattro mesi di reclusione per Vincenzo Salvaggio, agrigentino di 33 anni (4 anni); due anni e un mese per Simone Pletto, favarese di 54 anni (3 anni e 6 mesi); un anno e un mese per Cristoforo Rosario La Rosa, agrigentino di 25 anni (4 anni); sette mesi di reclusione per Annamaria Stagno, favarese di 35 anni (un anno); sei mesi per Giuseppe Mattina, agrigentino di 35 anni (2 anni e 6 mesi). Assoluzione per Bartolo Polacco, 51 anni di Lercara Friddi (2 anni era la richiesta di pena) e per il favarese Mario Rizzo di 24 anni.
Per quest'ultimo il pm aveva chiesto la condanna a un anno. I giudici hanno invece accolto la tesi del difensore, l'avvocato Gero Lo Giudice (nel collegio, fra gli altri anche i legali Cusumano, Camilleri, Meli e Marino), e lo hanno assolto dall'accusa di avere incendiato l'auto di Mattina nell'ambito di una faida interna fra i componenti di due bande. Mattina, La Rosa e Pletto sono stati assolti da singole imputazioni. Le accuse a vario titolo erano di associazione per delinquere, truffa, falso, calunnia e danneggiamento.
Il blitz dei carabinieri è scattato il 19 ottobre del 2008. Il sistema escogitato prevedeva, attraverso un complesso meccanismo di falsificazione, l'acquisto di materiale senza portare a termine i pagamenti. Nel mirino sono finite numerose ditte di livello nazionale, società finanziarie e compagnie telefoniche. Gli stessi oggetti sarebbero poi stati rimessi sul mercato e venduti a basso costo. Le indagini hanno consentito anche di accertare alcuni episodi di danneggiamenti e incendi fra i componenti di due gruppi rivali composti dagli imputati. Antonio Palumbo, 31 anni, di Favara, in precedenza ha patteggiato 4 mesi e definito la sua vicenda giudiziaria senza affrontare un vero e proprio processo.

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