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Vicecomandante diffamato con una vignetta, tre condannati a Canicattì

Pagheranno una multa l’autore, l’editore e il direttore di un mensile. Il pm aveva chiesto sanzioni più elevate

CANICATTI'. Si è concluso in tribunale con la condanna di tutti gli imputati, dopo un'iniziale richiesta di archiviazione, il processo per diffamazione a mezzo stampa, attraverso una vignetta, ai danni di uno dei vice comandanti della polizia municipale di Canicattì.
La sentenza emessa dal Giudice onorario del tribunale di Canicattì, Mario Galiano, mette la parola fine al giudizio di primo grado per una presunta diffamazione a mezzo stampa compiuta il 29 giugno 2007 attraverso la pubblicazione sul mensile «Il Grillo Parlante» di una vignetta che ritraeva una grossa rana con il viso con tanto di cappello da vigile urbano dell'allora vice comandante della polizia municipale e la frase a modo di fumetto «mi gonfio e mi rigonfio; lo specchio farebbe bene a riflettere prima di rimandare la mia immagine».
All'ottava udienza la sentenza di condanna pronunciata dal Got Mario Galiano di Salvatore Treppiedi, 55 anni assistito dall'avvocato Diego Giarratana, alla pena di 2.000 euro di multa quale presunto autore della vignetta incriminata; di Grazia Adamo, 63 anni assistita dall'avvocato Salvino Iannello, quale editore del foglio «il Grillo Parlante» a 1.000 euro di multa; e del direttore responsabile Vella, assistito dall'avvocato Diego Giarratana. I tre inoltre sono stati condannati in solido al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile Patrizia Sola assistita dall'avvocato Barra da liquidarsi in separata sede, al rimborso delle spese di costituzione pari a 1.800 euro più IVA e CPA, e al pagamento delle spese processuali. Il procedimento penale è ripartito dopo un'iniziale archiviazione grazie alle indagini preliminari riprese e concluse dal sostituto procuratore della Repubblica di Agrigento, Michela Francorsi, che il 23 febbraio dello scorso anno chiese il rinvio a giudizio per tutti gli indagati.
La vicenda della vignetta face ben presto il giro dei palazzi comunali e degli uffici pubblici ma anche delle aule di giustizia e dei comandi delle forze dell'ordine tanto che il vice comandante della polizia locale si convinse a querelare la testata definita nell'ultima udienza da uno dei difensori «giornalucolo». Il pubblico ministero Manuela Sajeva aveva chiesto per ognuno degli imputati la condanna a 3.500 euro di multa mentre l'avvocato Iannello per l'editore aveva chiesto l'assoluzione perché «il fatto non sussiste» analogamente all'avvocato Giarratana che per i suoi assistiti aveva prospettato in subordine l'assoluzione perché «non costituisce reato». Per il giudice Galiano invece era stata provata la responsabilità penale e di conseguenza andavano tutti condannati.

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