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Nuova intimidazione a D’Orsi: non denuncio, mi sento solo

L'ultimo avvertimento al presidente della Provincia: un foglio di carta bianco con una croce nera, è arrivato nel suo ufficio di piazza Aldo Moro appena tre giorni fa

AGRIGENTO. Di lettere anonime ne ha ricevute tante, da quando si è insediato, nel 2008, come presidente della Provincia regionale. Ed ha sempre denunciato. L'ultimo avvertimento, un foglio di carta bianco con una croce nera, è arrivato, nel suo ufficio, in piazza Alfo Moro, appena tre giorni fa.
Ieri mattina, né tanto meno nei giorni precedenti, non ha però varcato la soglia della Questura, né quella del comando provinciale dei carabinieri. Eugenio D'Orsi non fa mistero del suo stato d'animo: "Mi sento solo! Anzi, mi hanno lasciato solo!".
D'Orsi è un dirigente scolastico "prestato" alla politica. Un presidente della Provincia che si aggira per le vie di Agrigento con i suoi uomini di scorta, senza codazzi, senza sorrisi, senza capannelli di persone pronte ad attorniarlo. E' uno, che neanche conta più le lettere intimidatorie ricevute. "Ho preso la lettera e con tutta la busta - racconta - e l'ho ficcata dentro il cassetto, assieme alle tante altre. Mi venga a trovare, le mostrerò - dice, senza alcun orgoglio, ma arrabbiandosi - tutte quelle che ho "accucchiato" dal 2008".

Presidente, ma perché non ha presentato denuncia?
«Ma che cosa devo denunciare a fare? Io sono un imputato, per quattro palmette, o meglio per una quarantina di capi d'accusa, sono un imputato. E anche prima quando non lo ero, nessuno ha mai scoperto da dove provenivano queste lettere minatorie. Se oggi non denuncio è quasi una forma di protesta. Una protesta perché sono stato lasciato solo da tutti. Non ho sperperato denaro pubblico, non ho creato situazioni di "mangiuglia", ho pure tagliato quei contributi che altri invece continuano a regalare. Così quando si muove qualche sindaco o qualche altro politico dell'Agrigentino, tutti accorrono. Io, probabilmente, non vengo nemmeno invitato a convegni ed iniziative. E sa perché? Perché sono un imputato, esposto sulla gogna».
Eugenio D'Orsi, che nel gennaio del 2011 subì l'incendio della sua casa di Palma, nell'ottobre dello stesso anno, viene indagato per truffa, peculato, concussione ed abuso d'ufficio. Secondo la Procura, D'Orsi avrebbe messo a dimora, nel giardino della sua casa, 40 palme che erano invece destinate per gli spazi verdi pubblici, avrebbe fatto svolgere lavori nella sua casa senza pagarli o pagandoli meno ad imprese che avevano in esecuzione appalti per la Provincia ed avrebbe usufruito di rimborsi spese per pasti non sostenuti nell'interesse pubblico.

Presidente, lei non ha denunciato questa nuova intimidazione. Ma lei è un uomo delle istituzioni ...
«Certamente. Io sono cresciuto a pane e Stato, ma sono stato lasciato solo. Mi hanno perfino messo contro i dipendenti della Provincia, i precari, quando, invece, sono stato l'unico che ha cercato, e cerca ancora, di aiutarli. Ma sono uno che alza la voce, che lo fa anche in maniera scorbutica. Forse in provincia, dalle mie parti, qualcuno ancora crede in me, nel mio operato all'insegna di decisioni forti e coraggiose, perfino impopolari, ma qui… qui, lo sa come mi chiamano? "U parmisi!". Se non è segno di distanza, di solitudine, questo, mi dica allora lei cos'è?».

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