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Naufragio a Lampedusa: recuperato secondo cadavere

A trovarlo è stata la Guadia costiera. Potrebbe essere uno dei 79 dispersi del barcone naufragato giovedì notte nei pressi dell'isolotto di Lampione

LAMPEDUSA. L'ultimo cadavere il mare l'ha restituito oggi: è il  corpo di una donna. Non si sa ancora da quanto fosse in acqua. E  non è certo che sia uno dei 79 dispersi di cui raccontano i  migranti soccorsi dalla guardia costiera, la notte tra giovedì  e venerdì, mentre cercavano di mettersi in salvo sull'isolotto  di Lampione, poco più di uno scoglio a largo di Lampedusa. Chi  ce l'ha fatta parla di un naufragio: un barcone che affonda, il  tentativo di arrivare a terra, i compagni di viaggio annegati.  In 56 sono sopravvissuti, tra loro una donna incinta che avrebbe  perso un fratellino di 5 anni. Finora due i corpi ripescati: uno  ieri - certamente di uno degli extracomunitari a bordo del  barcone  colato a picco -, l'altro oggi  ripescato nelle acque  di Capo Grecale. E proprio il luogo del ritrovamento desta  perplessita« negli investigatori: le correnti e il vento di  questi giorni difficilmente avrebbero potuto trascinare fin lì  uno dei dispersi di Lampione.     Ma non è l'unico mistero dell'ennesima tragedia del mare.  Del legno partito da Sfax giovedì e, secondo il racconto dei  sopravvissuti, affondato, non c'è traccia. La Capitaneria, la  Finanza e i carabinieri pattugliano la zona del naufragio da 48  ore senza sosta ma il legno affondato sembra scomparso nel  nulla. »In casi simili - dicono gli inquirenti - salgono a   galla i salvagenti, il carburante e tutto quello che si trova a  bordo«. E invece il relitto e tutto quel che trasportava è  svanito.


I migranti, interrogati dalla polizia che indaga per  favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio,  raccontano tutti la stessa storia. Ma, per gli investigatori,  potrebbe essere una versione concordata per avere una chance di  restare in Italia. Il sospetto che si fa strada sempre di più  col passare delle ore è, invece, che i disperati, che cercavano  di raggiungere l'Italia, siano stati abbandonati in acqua a poca  distanza da Lampione da un barcone che poi si sarebbe  allontanato. Anche sul numero delle persone a bordo c'è  incertezza: i superstiti parlano di 136, ma gli inquirenti  dubitano che si tratti del numero esatto. E convince poco anche  la telefonata che ha lanciato l'sos ai carabinieri giovedi»  pomeriggio. Una voce concitata che in un italiano stentato  grida: affondiamo. Per gli inquirenti potrebbe essere  addirittura uno degli scafisti che hanno lasciato il «carico»  di uomini e donne in balia del mare.    


I 56 soccorsi sono tutti tunisini, come i compagni che  mancherebbero all'appello. E anche questo fa dubitare gli  inquirenti. «In genere i tunisini sanno nuotare tutti -  spiegano - Hanno dimestichezza col mare, diversamente dai  subsahariani».  Saranno gli interrogatori, condotti dalla  polizia, a dare una risposta agli interrogativi su questo  misterioso naufragio: gli agenti stanno sentendo i migranti  sopravvissuti - tra loro anche 6 minori partiti da soli dalla  Tunisia - per ora portati al centro di accoglienza di Lampedusa.  Una struttura arrivata a ospitare migliaia di persone che oggi,  dopo mesi,  è tornata a riempirsi. Oltre ai 56 di ieri sono  stati trasferiti nella struttura di contrada Imbriacola i 34  migranti che, nonostante i pattugliamenti continui della costa  da parte delle forze dell'ordine, sono stati tranquillamente  scaricati in banchina al porto da un barcone che si è poi  allontanato. In serata, poi, a bordo di pullman hanno raggiunto  il cpa altri 81 extracomunitari soccorsi dalla Guardia Costiera  a 35 miglia a sud di Lampedusa mentre viaggiavano su un barcone  in avaria. L'ennesimo salvataggio fatto dalla Capitaneria di  porto impegnata notte e giorno nella ricerca dei dispersi  

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